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50 saggi critici

cui un mostro si trasforma in angelo1, che vede «dans la sérenité formidable des morts» il riso dell’anima e la gioia terribile del corpo,

                .       .       .       .       .       .       .       .       .       .       .       l’ineffable chant
De l’âme et de la bête á la fin se lâchant2.
          
che cosa è quest’uomo innanzi al cadavere della figlia? Ditegli dunque: — La forma è accidente; il corpo è ombra — ; la sua anima rimane attaccata a quell’accidente, la sua vita rimane legata a quell’ombra; il suo cuore protesta contro la sua teoria. Con una di quelle contraddizioni, con le quali il genio si salva dalle dottrine ostili e dalla sua propria dottrina, quando Victor Hugo esce dal fantasticare, quando ha innanzi qualche cosa di reale che lo commuove, vi si oblia lui e la sua idea, e non ha piú innanzi a sé che quella forma, quel sorriso, quello sguardo, quei gesti. La forma allora ripiglia i suoi diritti; e la poesia ride nella sua anima col riso schietto e ingenuo della prima etá. Allora anch’egli popola il mondo poetico delle sue creature; e vediamo spuntare sull’orizzonte bellissime fanciulle, non dimenticabili mai. Rosa, Lisa, Chiara, astro solitario del libro sesto. Mettete innanzi a Victor Hugo una situazione drammatica, una azione, una persona in certe condizioni determinate, e l’idea rimprigionasi nelle forme, le forme si obliano nella forma: qua dentro si raccoglie tutto il mondo. Questa forma non ha piú bisogno di collegarsi con altre, basta a sé stessa: con amorosa intuizione il poeta la conduce all’ultima finitezza, né sa da lei svolger lo sguardo. Dove sono piú le metafore? dove le antitesi? o i concetti? o le amplificazioni? o le nebbie luccicanti, ma nebbie? Victor Hugo si pone di un salto accanto ai sommi poeti. Dategli l’universo, ed egli fluttua nel vago; dategli un piccolo mondo e ben terminato, ed il vaporoso e fantastico poeta ha la mano ferma e precisa di uno scultore greco. Quanta veritá, quanta grazia in quei fanciulli che gli fanno cerchio, e pendono
  1. Ce que c’est que la mort, 1. VI [XXII].
  2. Cadaver, 1. VI [XIII].