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embrioni luccicanti, che non vengono mai a maturitá, e destinati ciascuno a morire per dar vita all’altro, voi non potete dire: — Il poeta è umorista; egli fa dell’umore — . Perché questo gioco di forme non è che apparente, rimane sulla superficie; perché al di sotto vi è un’idea seria che il poeta rispetta e a cui immola le forme.

Che cosa vi rimane di una bella poesia? Una immagine ben netta, che non dimenticate piú, reale quanto e più che la realtá. Le belle poesie sono come certe persone simpatiche, che appena vedete amate giá, e dite tra voi: — Ecco una vecchia conoscenza! — Quell’immagine non vi pare al tutto nuova: vi sembra di averla talora intraveduta ne’ vostri sogni, di averla giá conosciuta altra volta, e non vi ricordate dove e quando, ed ora che il poeta ve la fa brillare davanti, voi la ravvisate e dite: — È dessa! — . La teoria platonica della reminiscenza, spogliata del suo lato mitico, ha un profondo senso. Una poesia che vi lascia vuoto, che non arricchisce la immaginazione di una nuova creatura, è giá condannata a morte. Che cosa vi rimane delle poesie di Victor Hugo, appartenenti a questa maniera? Un flutto d’immagini che vi lampeggiano davanti, oceani fuggitivi di luce che voi non potete cogliere nel loro passaggio; e di mezzo ad esse una cosa che voi potete in ultimo fissare ed appropriarvi, l’idea che in quel mutabile mondo ha voluto esprimere il poeta. Piú le forme vi fuggono e piú l’idea vi si avvicina; piú i colori si cangiano e piú l’idea si fissa nel vostro spirito: perché il significato dell’idea è appunto in quella mutabilitá delle forme. Per alcuni la poesia è l’idea nella forma; per Victor Hugo è l’idea nelle forme: l’individuo vanisce nella specie. Ha trovato egli le singole forme esauste, invecchiate, e le ha ringiovanite, rituffandole nella comun fonte battesimale della natura, mescolandole, soffiando in tutte lo stesso Dio. L’orizzonte del suo mondo poetico ha preso le proporzioni dell’universo; le immagini escono dalla loro classica solitudine, trovano sé stesse in altre sorelle ignorate o disprezzate, e s’imprestano amicamente i loro colori e le loro bellezze: niuna è se e solo sé; ciascuna ha qualche còsa di un’altra; in ciascuna vedi