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44 saggi critici

intuizione diretta della cosa, effetto spontaneo dell’ispirazione, è pregio de’ sommi poeti. Ma Victor Hugo di rado ti coglie la forma a primo sguardo e nel suo centro, nel quale convergano tanti altri accessorii sottintesi, che si presentino alla fantasia del lettore ed integrino l’immagine. Victor Hugo gira intorno alla forma; la prende da varie parti, accumula gli accessorii, sciupa i colori, stanca la memoria e la fantasia del lettore. È un torrente straripato che non sa piú arrestarsi. Scegliamo un esempio. Vuol egli dire:

                          .       .       .       .       .       Est-ce que les Cambyses
               .  .  .  les Nérons,
.       .       .       .       .       .       .       .       .       .       .
Seraient, dans cette nuit, d’hommes devenus spectres,
               Et pierres de tyrans
.       .       .       .       .       .       .       .       .       .       .
Après avoir tenu les peuples dans leur serre?
               
L’idea rinchiusa nella prima fase è amplificata in quattro strofe, ed in altre quattro l’altra idea1. Un uomo che non trova il vocabolo proprio, si smarrisce in un laberinto di perifrasi, e dice spesso: — Avete capito? — , conscio di non essersi fatto capire. Uno scienziato, che non coglie subito la veritá, s’inviluppa in concetti acuti e sottili. Victor Hugo non intuisce sempre la veritá poetica, la quale folgora innanzi all’artista come visione venuta dal cielo, senza ch’egli vi pensi. Non la trova e la cerca, e, quanto piú moltiplica gli accessorii, piú gli sfugge. Perché, volendo raggiungere col pensiero quello che non ha potuto con la intuizione, combina, paragona, mette in contrasto, raffina, assottiglia, e si distrae sempre piú dalla cosa.

E si vuol distrarre. Il suo spirito non sa stare rinchiuso in un’immagine, e corre ad un’altra e poi ad un’altra; hai frammenti, anzi che forme. È un Dio capriccioso, che spezza il suo mondo nell’atto che si forma, per cominciarne un altro e per



  1. Pleurs dans la nuit, 1. III.