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le «contemplazioni» di victor hugo 43

misura ordinaria dell’immaginazione. L’onda non mormora sola, ma parla; l’uccello non canta solo, ma ti fa un ragionamento; il cielo non ride solo, ma sente e pensa; e fin la stupida pietra rivela ne’ suoi spaventi una coscienza d’uomo1, ed ha occhi e vede

                          .       .       .       .       les vers de terre
Sortir des yeux des morts.
               
Diciamo comunemente: — La natura è un libro, leggere nel libro della natura, ecc. — . E restiamo qui, e non trasformiamo la natura in un abecedario, non compitiamo i fili di erba. Victor Hugo non si arresta che non abbia letta la natura in tutti i modi proprii dell’uomo:
                          Platon       .       .       .       .       .       .       .       .       .
Lisait les vers d’Homère, et moi les fleurs de Dieu.
J’épèle les buissons, les brins d’herbe, les sources.
.       .       .       .       .       .       .       .       .
.  .  .  J’étudie á fond le texte, et je me penche
Cherchant á déchiffrer la corolle et la branche.
.       .       .       .       .       .       .       .       .       Je traduis
.       .       .       .       .       .       en syllabes les bruits.
.       .       .       .       .       .       Feuilleter la nature.
.  .  .  la terre       .       .       .       .       .       .       .       .
A pour versets les bois et pour strophes les monts.
.  .  .  Les prés sont autant de phrases.  .  .  .  .  2.
               

Che cosa è questo? È una dissoluzione instancabile delle forme, mescolandole, traendo all’una ciò che è dell’altra; un distruggere l’individualitá. Il poeta non rappresenta l’idea se non quando con un’amorosa intuizione la coglie in una forma, e in questa si compiace, né l’abbandona con lo sguardo, che prima non l’abbia veduta crescere, individuarsi, fissarsi nel marmo, nella tela, nella parola, nel suono musicale. Questa



  1. Pleurs dans la nuit, 1. VI [VI].
  2. Je lisais Que lisais-je, 1. III [VIII].