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350 | saggi critici |
non vi si sentisse per entro la sinceritá di un ardore e di un impeto giovanile, e se tanta pompa e tanta agitazione nel vuoto non fosse qua e colá accompagnata con una squisita semplicitá, venutagli dalla sua familiaritá con la poesia greca. Reco ad esempio questi versi:
Se fosser gli occhi tuoi due fonti vive. Mai non potrebbe il pianto Adeguarsi al tuo danno ed allo scorno; Ché fosti donna, or sei povera ancella. |
E che grazia è in quei due ultimi versetti:
Nascondendo la faccia Tra le ginocchia, e piange! |
Non ci è ancora il leone, ma si vedono le unghie.
Sopraggiunge un vero colpo di scena. E una visione fantastica d’armi e d’armati, «come tra nebbia lampi». E il poeta dice all’Italia: — E non ti conforti? Guarda: sono i tuoi figli che combattono. Ma subito esclama:
. . . . . O Numi, o Numi! Pugnan per altra terra itali acciari |
Alma terra natia, La vita che mi desti ecco ti rendo! |
Or questi trapassi, queste finzioni rettoriche, queste supposizioni smentite immediatamente, questi movimenti drammatici non generati dal distendersi naturale dell’argomento, ma venuti di fuori e con visibile artificio, questi pensieri e sentimenti vaganti nella loro generalitá, senza niente d’ intimo e di perso-