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le «contemplazioni» di victor hugo 25

anima e rimandatami piú bella, musica, di cielo. «Ma mère morte, ma fille morte...». Ohimè! quale di noi, infortunata generazione, non potrebbe, crollando il capo, ritrovare nella sua memoria questa funebre lista? Mia madre morta, mia sorella morta. E dove sei tu, o Luigi1? E chi mi ti rende, o Fedele2? Giovanezza, amore, gioia, sono per molti una memoria, e per taluni, piú felici ancora, un desiderio senza speranza. Il ’48 ha imbianchite le teste dei giovani, ed ha loro detto: — Il libro del vostro avvenire è chiuso; vivete di memorie, vecchi a trent’anni: in un anno solo io ve ne ho raccolte tante, quante nessuno ne troverá in tutta la sua vita. — E quando, dispersi per la terra e attirati da nuovi oggetti, vorrete farvi da capo crearvi una vita nuova, io mi attaccherò a voi e vi griderò: — Indietro! voi siete uomini morti; voi non avete domani — . In questo libro le nostre anime si lamentano; di tanti dolori, di tanti ignorati martini qui è l’eco sonora; dai l’ergastolo, dalle prigioni, dai patibolo, dall’esilio partono mille lugubri suoni, che qui si raccolgono, funebre musica3.

Indietro dunque! accettiamo le consolazioni che il poeta offre a sé, e ad altrui, e viviamo di memorie. «Autrefois!». Di rimembranza in rimembranza, di dolore in dolore, giungiamo alla nostra etá fiorita, quando per noi il cielo era ancora azzurro ed il prato ancor verde: a ciascuna pagina di queste poesie è attaccata una nostra memoria, un fantasma, che ci si leva ritto dinanzi, e ci dice: — Ti ricordi? — . E noi benediciamo la poesia, che con un tratto di penna ci apre il regno della morte ed evoca le ombre de’ nostri cari.

La poesia! — Ella è morta, si mormora intorno. Su tutta la superficie del globo non trovi piú un popolo poetico. Dov’è la poesia? Il tempio è crollato; la casa è abbandonata; la cittá è un mercato; ciascuna idea, che ha fatto palpitare i nostri padri, è crocifissa dagli oppressori e negata dagli oppressi; i pochi cre-



  1. Luigi Lavista.
  2. Fedele Amante, morto mentre l’autore era in prigione.
  3. Scritto a Zurigo i856.