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236 | saggi critici |
i monsignori a rimodernare i loro seminari, promosso in Napoli un centro di vita letteraria, che si facea via nelle accademie, nelle Strenne, negli opuscoli, ne’ giornali, il compito della scuola era esausto, e mancata la virtú di rinnovare le fondamenta, si stava come in acqua stagnante e non vi si prendea piú interesse: stato d’immobilitá che generava la pedanteria. Il marchese, deliziatosi fino allora a dar del pedante a dritta e a manca, si sentiva da ultimo salutare cosí anche lui e ne sentiva dispetto.
Ma se la materia della scuola era esausta, sopravviveva il metodo ed abilitava i discepoli a ringiovanirla ed allargarla. Il congegno della scuola era tale che mentre i mediocri si addestravano ad una forma di dettato corretta e chiara, i giovani d’ingegno erano non impediti, anzi sospinti in piú larghi spazii. Il marchese non era uomo di teorie, né spiegava dalla cattedra; collaborava con noi. L’esercizio del tradurre e del comporre, la lettura assidua degli scrittori, e soprattutto la libertá della discussione e l’attrito delle opinioni; quel fare del giovine il maestro di sé stesso, lasciava intatte le nostre facoltá piú preziose, l’iniziativa, la libertá dell’opinione, la spontaneitá della produzione, l’emancipazione da ogni regola e da ogni preconcetto, e il vivere fra’ vivi e la partecipazione nella misura delle forze ad ogni progresso. Cosi avvenne che quando in Napoli, sparsa la coltura e ristorate le lettere per opera principalmente del marchese Puoti, si alzarono gli spiriti a piú severi studi e a nuove dottrine, non ci fu reazione contro la scuola del Puoti, perché i suoi discepoli si fecero essi medesimi capi del movimento.
Alla coltura letteraria tenea dietro un vero progresso ne’ diversi rami dello scibile. Ottavio Colecchi divulgava Kant, e Galluppi la scuola scozzese. Sopravvennero Fichte, Hegel e poi Gioberti. Gran numero di idee nuove furono messe in circolazione. Le opere del Romagnosi e del Rossi davano impulso agli studi economici. Vennero su uomini egregi: Nicolini, i fratelli Savarese, De Augustinis, Gasparrini, Scacchi, Mancini, Scialoja, Cusani, Gatti, Ajello. La letteratura non poteva sottrarsi a questo rinnovamento scientifico. Continuò lo studio degli scrittori