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                                    Cosí alterna com’ è, cosí beata
Nella diversa visïon delle arti,
Tu la vedi ogni sera inginocchiata,
                    O Madre, a supplicarti!
     Ogni notte, di pianto arse le ciglia,
Ella t’apre il dolor che la conquide,
E al vecchio padre, per pietá di figlia,
                    Ogni mattin sorride!
     Ma tu vedi e tu sai, Madre, gli affanni
Di quell’anima ardente e vereconda,
E come al serto de’ suoi giovani anni
                    L’amaro tosco abbonda
Ah! se mai non trovasse il novo affetto
Sulla terra od in eie! grazia, né loco,
Spegni piuttosto nel virgineo petto,
                    Madre, l’infausto foco!
                         

Or noi avremmo voluto in questa figura, figlia dell’Arte e di Roma, in questa figura ardente, vereconda, innamorata, addolorata e lacrimosa, non epiteti, ma alquanto di quel dolore e di quell’ardore.

Nel di delle nozze, Arbella, parata a festa, attende il fidanzato, il tanto amato e desiderato, e indovina da un gesto del padre la sua sventura.

Egli è morto!... O Madre! o mia povera Madre! chiamatemi con voi.

Mastro Pagolo

Arbella... son vecchio.

Arbella

(gettandosi alle sue ginocchia)

Perdonami, padre mio!... Starò sempre con voi... Per caritá, non lasciarmi!... Salvami, salvami!...

Lisa

Ecco il giorno dell’amore!

Marina

Che nozze terribili!