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200 | saggi critici |
De’ miei giovani di: polve dipinta, Vile e fugace. — E si tergea dal viso Alcuna stilla di sudor, se pianto Forse non era. |
La malattia di Armando è pervertimento di ragione, non di cuore. È in lui rimasto illeso un fondo di bontá che lo salva e lo guarisce. Natalina, da lui beneficata, prega per lui. E la preghiera è esaudita. Armando a Roma ritrova infine sé stesso, ritrova l’Arte, ritrova Arbella, figlia dell’Arte. L’ incanto è sciolto; la malattia è guarita : Armando ama Arbella.
Qui finisce la parte Urica della sua vita; comincia il dramma. Armando non è piú solo, ha trovato un fuori di sé in cui si riconosce e si acquieta; era artista, riafferra l’arte; raggiunge la sua prima esistenza, quando non era ancora macchiata dal nome di Clara, e sente in sé rinascere la forza di amare, e si riconciha con la vita. Cessa la sua esistenza a solo; oggi esiste a due, ci è lui e Arbella, ora armonia, ora dissonanza : ci è il dramma con tutte le gradazioni della vita reale; in mezzo alla poesia spunta la prosa.
Armando rivive; il mistero della vita è sciolto; il segreto della vita è Amore; l’ideale che andava cercando è trovato, è Arbella; Arbella è l’Infinito.
Ma in questa vita nova non è spento il germe del male che vi si sviluppa immediatamente, si sviluppa nel seno stesso dell’amore. È Arbella che riapre la piaga:
— Ricordiam, ricordiam. Senza rimorsi È un divino splendor dell’ intelletto La ricordanza. — Il cupo Armando tacque. |
Armando cerca in Arbella l’obblio. Arbella risponde : — Ricordiamo!— . L’incanto è rotto: ricomincia la malattia.
Perché Armando ritorna malato? Perché ha preso per Ideale