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«lucrezia» di ponsard i69

mente l’idea su cui si appoggia tutta la frase: «animus insons». Ma Ponsard vuol proprio far capire al marito il suo infortunio, e batte e ribatte : «la pudeur est morte! le corps est déshonoré!» Pausa. E poi viene la consolazione:

                                         Pourtant mon âme est pure.                                         

Nessuno ha letto Livio, che non ricordi di qual brivido fu compreso quando Lucrezia aggiunge : « mors testis erit », funebre preludio della catastrofe. Ma, caro Livio, a questo modo fai capire come andrá a finire la faccenda, e non tieni desta la curiositá sino alla fine. La Lucrezia francese è piú furba, ed intendente delle leggi del teatro vuol che la sua morte sia un colpo di scena. Si contenta dunque di dire con una frase rubata ad un avvocato:

                                                   Et je le prouverai.                                              
Gran Dio! «Mors testis erit: je le prouverai!» Continuate, cari lettori; vi troverete che
                          .  .  .  .  Le crime a semé sa vengeance après soi:                     
che Sextus
                                                             Déchaîna cet orage effroyable
Contre moi,
                    
e simili fiori poetici. Raccontando il fatto, la povera Lucrezia prende l’aria di un’accusata, e pensa a difendersi:
                                                        Je l’ai reçu. C’était un hôte...
Je n’ai pas craint la mort; j’ai craint l’ignominie.
Ma mort à ce moment servait la calomnie.
                    
Sublime Lucrezia di Livio! Tu non ti difendi, tu non senti neppure la possibilitá d’essere accusata. E ti basta dire: «hostis pro hospite», e non ti degni di arrecare il minimo particolare,