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«lucrezia» di ponsard i65


Ponsard ha ben compreso quale avrebbe dovuto essere lo stato di Tullia nel convito, e sarebbe riuscito altamente drammatico; lo ha ben compreso come critico; ma quando dovrebbe cominciare il poeta, quando cioè dovrebbe Ponsard rappresentarci Tullia in quello stato, cala il sipario, salvo ad informarci piú appresso che il convito ha avuto luogo. Dopo la festa, Tullia non s’ammazza ancora, e va a far visita a Sesto, con la speranza di convertirlo. La speranza non abbandona mai gli innamorati. Va e gli fa un po’ di predica, e, trovandolo peccatore ostinato, rompe nelle invettive.

Questi ultimi quattro versi vi daranno un saggio della immaginazione e del gusto di Ponsard:

                          Je parcourrai le Styx, carresant ma vengeance,
Pour mettre tout l’enfer dans mon intelligence,
Et le jour oú sur vous planeront des malheurs.
Ce jour-lá je promets mon ombre à vos pâleurs.
                    
Rettorica per rettorica, preferisco il « Vattene pur, crudel » di Armida.

Lucrezia è un carattere ozioso, nudo d’ogni varietá e contrasto, che può benissimo filar lana e sermonare con la nutrice sull’educazione e sui doveri d’una matrona; ma non fa, non può far nulla. Il suo solo fatto è d’uccidersi. Sesto è un libertino ignobile, volgare, sciocco, vano, al disotto della tragedia. Lucrezia conosce e disprezza Sesto, quantunque adempia tutti i convenevoli verso di lui. Sesto conosce pure Lucrezia, e sa che non ha a sperare che nella forza e nell’astuzia. Tra questi due personaggi dunque non ci può essere che cambio di gentilezze d’uso, chiusi nella loro dissimulazione. Ma Ponsard dovea riempiere quattro atti; perché l’azione non gli dá che il quinto atto. Ha immaginato dunque una dichiarazione amorosa, che Sesto fa in tutte le regole : scena inutile, contraria al buon senso, che si può gittar via con un soffio senza che l’ordito ne sia guasto, buona solo a far dire al lettore: — Sciocco l’uno che non sa tacere, e piú sciocca l’altra che non sa guardarsi — .