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versari in una falsa via: — poiché i critici paragonano, paragoniamo anche noi — . Ed il suo paragone delle due Fedre non ci dá, come è naturale, una perfetta rappresentazione critica né dell’una, né dell’altra; ci dá non le cose, ma certi loro rapporti; e, quando le cose non vi si acconciano, ei le guasta e le riavvicina per forza.

I principii, de’ quali si vale come criterio critico, sono piú larghi, ma insufficienti anch’essi. Tenta di alzarsi sulla critica ordinaria, che stagnava per lo piú nelle frasi, ne’ versi, nell’elocuzione, ma si smarrisce per via e non s’incontra con l’arte; anch’egli dá di capo nella probabilitá, nel decoro, nella moralitá, in tutto fuorché nell’arte, che è quel vagare dell’uomo che non afferra la quistione nella sua parte vitale.

— Non si può, egli dice, dal poeta immaginare che nello stesso giorno sia commesso il male e punito, senza una grande inverisimiglianza. — Qui Schlegel siegue la falsa teoria della probabilitá.

— Teseo è troppo credulo; si ricordano certe sue cattive azioni; l’annunzio della sua morte cava d’impaccio i personaggi; il suo ritorno li gitta in ansietá; Teramene esorta Ippolito ad amare: tutto questo è poco decoroso.— Eccoci ritornati alla teoria del decoro, come se i personaggi tragici non fossero uomini, non avessero le loro debolezze, e non potessero commettere atti indecorosi. Schlegel avrebbe dovuto dimostrarmi che l’indecoroso sia stato spinto da Racine fino al comico, e solo allora si potrebbe discutere con lui. Ma l’indecoroso per sé stesso è una delle varie facce della vita, e può entrare in ogni genere di poesia. La critica antica facea del decoro la condizione sine qua non del poema epico, della tragedia, della storia; e Schlegel è caduto nello stesso errore.

— La Fedra di Racine è una creatura poco morale; manca di delicatezza; opera per paura; non ha dignitá, non forza d’animo; è irresoluta, debole; dice spesso di voler morire, e le sono parole; non sa né accusare Ippolito, né impedire l’accusa; vuol parlare a Ippolito de’ suoi figli, e gli parla del suo amore; vuole scagionare Ippolito, e si ristá dal farlo per gelosia;