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4 | saggi critici |
getegete Schelling ed Hegel e Cousin e Gioberti. La moralitá non è conseguenza dell’arte, ma il presupposto, l’antecedente; l’effetto estetico non è possibile in voi, quando non siate giá ún essere morale. Ditemi: — Perché Fedra soffre? e perché il suo soffrire v’impietosisce? — . Fedra soffre, perché ha il senso morale, e impietosisce voi, perché voi pure avete il senso molale. Ella soffre, perché la sua passione è in contrasto con la sua coscienza; e voi v’impietosite, perché, uomini morali, anche voi immaginate le angosce di questa lotta interiore, e compite con la fantasia lo spettacolo che vi presenta il poeta. Togliete la coscienza a Fedra, fatene un Borgia, un Jago; e la tragedia sará ancora morale, perché la coscienza è spenta in lei, ma non nel poeta, ma non in voi: la vostra moralitá si manifesta nella vostra impressione, l’orrore. La moralitá dunque preesiste all’arte, non è prodotta da essa. Il vostro riso, la vostra pietá, il vostro orrore testimoniano che voi siete un essere morale. — Ma nella rappresentazione il vizio trionfa! — Non è vero; se il vizio vi desta il riso o la pietá o l’orrore, secondo le sue gradazioni, ciò che trionfa non è il vizio, ma è l’umana coscienza. Questa teorica è compresa benissimo in Germania, e anche in Francia, se ne eccettui il reverendo padre Veuillot, che trova la Fedra francese piú pagana della Fedra pagana. Solo in Italia si sente parlare ancora di scopo morale: il che significa che tra noi in generale non si concepisce ancora l’arte come arte; che si confonde, come si facea prima, con altre discipline; che l’arte è considerata come una semplice forma senza contenuto proprio, una specie di segretario a’ servigi della morale e della scienza, destinato a porre in bello stile i pensieri del suo padrone.
— Nella Fedra vi sono molti fatti improbabili, — sostiene un altro. Fu giá un tempo che la critica venne ridotta a una specie di processo criminale, ad un calcolo di probabilitá con tutti i suoi antecedenti, concomitanti e conseguenti. Giudica vansi i fatti poetici col criterio del reale. A questo ragguaglio l’arte stessa è una grande improbabilitá, anzi un assurdo. Quelli confondono l’arte con la morale, questi con la realtá; coloro ne fanno una predica, costoro ne fanno una copia.