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simo»1. Ch’è questo, padre Bresciani? Voi avete un bel dire e un bel fare; la situazione è piú forte di voi. Non potete allontanare da voi voi stesso; e quando vi si parano innanzi Ciceruacchio, Sterbini, Agostini e gli altri settarii, non sí tosto vi studiate di atteggiare il labbro ad un riso maligno, e quell’invitto Egli vi rompe a mezzo le parole, vi raffredda la fantasia, e vi risponde: I settarii «hanno capo, e a lui lasciano il consiglio: hanno membra e ciascuno provvede secondo sua condizione; né l’occhio fa da mano, né il pié da lingua;... il nobile si affratella al borghese, il cittadino al villano, e, dove trattasi di loro congiure, s’impalmano, s’abbracciano, si stringono come nati di un sangue. Sono scaltri ed astuti, simulatori e infingiteli, pronti ed ardimentosi, pazienti e costanti. L’occhio della giustizia non li sgagliarda; la prigionia de’ fratelli non li menoma, anzi crescono e moltiplicano in faccia alle catene e alle bipenni che stanno apparecchiate a lor fellonia; si dánno di spalla nelle piú arrischiate imprese; son larghi di loro avere al tesoro della setta, e molti perciò si sovraccaricano di debiti, impoveriscono i figliuoli, consuman le case. Attutiti in una provincia, sorgono in un’altra; condannati all’esilio, aspettano; stretti ne’ ceppi..., sperano; neU’atto di piegare il collo sul ceppo, insultano il manigoldo»2. E di questi uomini voi volete farne poltroni e buffoni! Voi non avete cuore di guardarli in viso. De’ vostri volete farne eroi, e vi riescono quello che voi sapete: di cotesti volete farne burattini, e i burattini vi si animano innanzi e vi si ribellano e vi agghiacciano il riso sul labbro.

Non solo buffoni, ma assassini; il ridicolo è mescolato con l’atroce: ad ogni tratto un assassinio; l’autore non ne ha dimenticato pur uno. E certo in quel ribollimento di spinti, che vien dietro ai rivolgimenti civili, l’assassinio non è infrequente; salvo che un giorno era santificato, e veniva dall’alto: lo sanno gli Ugonotti; oggi è esecrato, e procede da ciechi impeti di plebe. Ma gli assassinii del ’48 sono, secondo il padre Bresciani,



  1. Vol. III, p. 3 o e sgg.
  2. Vol. I, pp. 75, 76.