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«l’ebreo di verona» del padre bresciani 59

ciata, da bere a ciantellini una tazza di vermut. Noi vogliamo cioncare e tracannare a bigonci la libertá; divorarla, diluviarla a due mascelle, e Pio IX vuol darcene tanto che basti ad un canarino! Gnaff! L’ha colta davvero! o tutto, o niente.» Il buon padre, entrato a parlar di confetti per via di paragone, non ha finito che non abbia fatto tutt’i suoi pasti della giornata fino al tracannare ed al diluviare. E si è dimenticato che è da uomo di piccolo spirito questo girare intorno ad essa sempre una immagine, e sottilizzarvi e stagnarvi entro. Né vi è cosa tanto poco comica quanto il rimanere come inchiodato ad una idea senza trovar verso di cavarsene fuori, essendo il riso uno scoppio subitaneo, generato da rapporti improvvisi, da inaspettati contrasti, che richiedono nello scrittore velocita e prontezza d’ingegno. Ma sopratutto profonditá: perché se si vuole uscire un po’ poco dal plebeo, lo scrittor comico dee mirare non ad una fuggevole allegria a modo di trastullo e passatempo, ma ad una impressione durabile, che al primo scoppio del riso faccia succedere la meditazione. Lasciamo a’ buffoni dí mestiere, a’ buffoni da conversazione gli equivoci, i giuochi di parola, quel trarre al proprio ciò che si dice in senso figurato, o al contrario, e il contraffare, il caricare, e l’alzare ogni cosa al grado superlativo. Questi mezzi esteriori non hanno un significato comico, se non quando ti colgono a volo un assurdo, ti rivelano un costume, ti dipingono un carattere. Avete udito il padre Gavazzi. Ma chi è Gavazzi? Chi è Mazzini o Sterbini, o Agostini o Babette, che ti parlano tutti allo stesso modo, gittati lá per isciorinarti ad ogni tratto le stesse buffonerie da trivio? Chi è Santilli? «Un giovine di forme vantaggiate e oneste..., con una gran capigliera a riccioni giú pel collo e la discriminatura da un lato..., e i capelli lucidi e olezzanti», «... la barba lunga, assettata in cerchio, e i mostacchi ben disciplinati ed acconci». Ma chi è Santílli? E Mileto e Romeo e Gabriele Pepe e la Belgiojoso, e Guidotti e Zambeccari? Vox et praeterea nihil, puri nomi. Sono macchinette e burattini di carta con di dietro la tela il padre Bresciani, che soffia le parole, e che spesso, dimentico della sua parte, caccia fuori il capo e ti guasta il giuoco.