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52 saggi critici

di verace grandezza. Vi manca la fede e l’ingegno. E perché ne avete coscienza, perché sentite la vostra debolezza, vi par che ciascuno ve la legga negli occhi dimessi, e temete ad ogni tratto d’incontrarvi in quel formidabile ghigno, e che quell’ostinato insolente vi tolga il cappello all’italiana che talora calcate sopra il vostro berretto, e gridi intorno: — È un gesuita! è un gesuita! — Ei sembra che ci sia un folletto che faccia mal governo delle vostre statue, e mentre voi avete in animo un eroe, vi sconci la immagine, e qui appicchi le orecchie di asino, qua una testa di zucca; o piuttosto è in voi stesso quasi una doppia anima, di cui l’una fa la baia e la caricatura dell’altra. Fatto psicologico importantissimo, che ci dá la spiegazione di molti fiacchi lavori estetici; e questo incontra agli uomini di mezzana levatura, che non hanno alcuna virilitá, senza fermezza di carattere, senza serietá di fede, i quali mentre ti parlano con veemenza di alcuna cosa e vi si scaldano ed alzano la voce; se tu li guardi un cotal poco con quello sguardo di scambievole intelligenza, che vuol dire: — Buffone! — , ridono essi prima, ed invano fanno una smorfia per tenersi in sul serio, ridono essi prima di sé medesimi; nella loro coscienza è una eterna parodia di tutto quello che concepiscono gravemente, una seconda voce che imita caricando la prima: la parte bestiale che fa le fiche all’umana; il riso che essi generano negli altri, lo hanno inestinguibilmente in sé stessi: concepiscono Ariel e n’esce fuori Bottoni. Ma mi dirá il padre Bresciani: — Perché averla con me? Che ci posso io? Scrivo storia; non fo poesia. Posso io rifare la storia? Il tempo degli Ambrogi e dei Borromei è passato. — Vero. Voi non potete rifare la storia, né rifare voi stesso; la realtá che avete innanzi, resiste alla vostra penna, e voi non avete ingegno da nobilitarla; piccoli i vostri uomini, piccolo voi: in veritá nessun vostro nemico ha fatto dei vostri e di voi una pittura tanto satirica, quanto voi stesso. Ma voi non vi accorgete che, stando le cose in questi termini, il vostro libro non solo non è lavoro d’arte, ma né eziandio una storia. Non ogni fatto è storico: non ogni personaggio è storico. E che cosa è di storico, in vostra fé, nelle risse de’ rivenduglioli, nelle dispute da caffè.