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Certo, il poeta si può indirizzare a’ sensi, al cuore, alla mente, non però come ultimo scopo, ma come via a giungere fino all’immaginazione. Vi sono, per esempio, de’ poeti, che credono di aver fatto tutto, quando sono giunti fino al pianto; ma vi è anche un pianto inestetico, come il pianto della Ristori nel terzo atto, dove il pubblico rimane indifferente, perché la sua immaginazione rimane oziosa. Victor Hugo capita alcuna volta in questo difetto. Porta tanto lungi il patetico, che il cuore usurpa il luogo a tutte le altre facoltá. Il poeta dee aver cuore, ma non si che turbi ed inaridisca la fantasia: le Muse sono fanciulle serene, che convertono i pensieri e i sentimenti in immagini. Non è artistico il tuo pensiero, quando m’invoglia a meditare e non a fantasticare. Non è estetico il tuo pianto, quando mi strazia senza scaldarmi. Non è poetico il tuo riso, quando la bocca ride e la fantasia dorme. Una sciabolata ti può far piangere di dolore, ma quel pianto non ha niente di estetico: parte dal senso e rimane nel senso. Al contrario, se tu piangi per paura, l’arte vi può aver luogo, poiché la tua fantasia è turbata da mille immagini ingrandite del pericolo che ti sta sopra, e queste immagini si riflettono e si riproducono negli spettatori: sei poeta tu e rendi poeta lo spettatore. Similmente, una storpiatura di parola genera un riso inestetico, perché questa buffoneria volgare non ti dá che il fatto materiale, sterile, il confronto della parola storpiata con la parola nella sua integritá; e poi?... e poi niente altro; non ti desta ima sola idea accessoria, una sola immagine; parte dal senso e rimane nel senso. Ma, se quella storpiatura ti dá una nuova parola, che abbia un significato opposto alla prima, o che alluda alla situazione o a qualche personaggio; ove sia ciò ben fatto, vi può essere arte; perché non si tratta piú di un semplice confronto o giudizio, ma tutta la situazione, tutto intero il carattere, ti si affaccia innanzi; e, mentre ridi, ti si affollano tante altre idee accessorie che il riso si prolunga e s’innalza fino all’allegria. Ond’è chiaro che non ogni pianto è tragico, né ogni riso è comico.

Ciò posto, non esito a dire: la commedia del Gattinelli ha