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«giornale di un viaggio nella svizzera» 247

— Era lo stesso ragionamento del padre Bresciani, quando, postesi in capo non so quante migliaia di frasi, tenevasi, oramai, pari al Bartoli: con questa differenza, che egli sei crede, ancora, a sessant’anni.

Heine è tra’ primi scrittori umoristi di questo secolo: e, forse, in nessuno spicca tanto questa parte esterna dell’«umore»: una specie di meccanismo, facilmente imitabile. Beffarsi di tutte le regole e di tutti i canoni della ragione; fare e disfare; dire e disdire; ridere e piangere, colla stessa leggerezza; prendere, a poca distanza, tutti i tuoni dell’uomo e del fanciullo, del maestro e dello scolaro; cangiare, in una sola pagina, cento abiti, ora in cappa magna, ora con lo spadino allato, ora col codino, ora con tanto di barba; fare, di un periodo, una babilonia o un laberinto, si che tu lo guardi con la bocca aperta e non sai se fa da senno o da scherzo, se è savio o matto, se è maligno o sciocco! — Guarda, gli è un gesuita! — Leggi un’altra riga! — oibò: gli è un repubblicano. Anzi, un socialista. Che dico? Costui è un conservatore bello e buono. Senti che linguaggio da cristiano! gli è un santo Antonio. — E, mentre ti par di stare in chiesa, e leggi, tutto raccolto, ti giunge all’orecchio una buona bestemmia e rimani con un palmo di naso. È deista o panteista? materialista o spiritualista? classico o romantico? Ora dici si, ora dici no.

Tale è il meccanismo. Voi potete riprodurlo, facilmente: il meccanismo è mestiere, non arte. Che facile via d’ire alle stelle! Senza regole, senza logica, senz’ordine, dire tutto ciò che ti piace, dire, in viso, con un piglio sprezzante, a quel critico, che ti citi una regola d’Aristotile o di Gravina: — Taci lá, pedante! Tu non comprendi l’«umore»: io sono uno scrittore umoristico, un Heine italiano! —

Tale è il meccanismo, la superficie: che cosa ci è al di sotto? Ma ci è l’anima, ci è la vita, ci è tutto quello che non si può imitare, che distingue il genio dalla volgar turba.

L’«umore» non vuol dire il capriccio, l’arbitrio, la licenza, il puro illimitato, senza determinazione di scopo o di contenuto. Esso ha per iscopo l’illimitato, e l’illimitato, quando