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IL «GIORNALE DI UN VIAGGIO NELLA SVIZZERA
DURANTE L’AGOSTO DEL 1854»

per Girolamo Bonamici.


È breve la storia di questo genere di letteratura, presso i moderni. Ciascuna volta che gli europei, sciogliendosi dalle loro gare intestine, si sono gettati, con concorde volontá, al di lá de’ mari, in regioni ignote, abbiamo avuto, in letteratura, i Viaggi. Nel tempo delle Crociate, ce ne ebbe parecchi, pieni di freschezza ed ingenuitá. La scoperta dell’America rimise in voga questo genere; né ci sono libri, che si leggano cosí volentieri, come per esempio, i Viaggi del capitano Cook. Non è un letterato che scriva quietamente, nel suo gabinetto, quello che altri fa: hai il viaggiatore e lo scrittore, ad un tempo; hai i comentarii di Giulio Cesare. È il tempo epico dei viaggi: passi di maraviglia in maraviglia; nuove terre, nuovi costumi, strani accidenti della natura. Vi sono due pungoli, che tengono, sempre, desta la tua attenzione: la curiositá e la varietá. Il narratore, poi, si guadagna la tua fede; e ti fa sentire molto, perché molto sente egli stesso: le sue impressioni sono vivaci ed immediate, soverchiato, com’egli è, dalla grandezza dello spettacolo che ha innanzi. Non trovi, fra la natura e lui, qualche altra cosa di mezzo, la vanitá pretenziosa della frase o del pensiero: opera e racconta, con la stessa semplicitá.