è la malinconia, dolcezza d’animo riposato e pensoso, tutto sopra di sé, cara tristezza, che ha, in sé, alcuna cosa di sereno. Cosi, l’autore non manca, in mezzo alla gioia de’ campi, di mostrarvi un cimitero; e non vi cerca, giá, immagini scure e dolorose, ma ne cava nuova materia di conforto. La tomba e la croce, la lugubre scritta e il perdono di Dio, la morte con la falce e un angioletto con la palma: è un misto d’immagini, meste e liete, che generano malinconia, senza che il poeta lo esprima. E la malinconia è un sentimento cosí caro ad un cuore tedesco, che il poeta può, immediatamente, esclamare:
Oh beato! oh beato!
Chi fra’ campi si sta!
Adunque, il proprio di questa poesia non è né il concetto, e neppure il sentimento: come nelle poesie primitive, essa è una fonte vivida d’immagini, che sgorgano l’una dall’altra. Ora, il poeta ne raccoglie molte insieme: ora, si ferma su di una sola: è l’occhio, ora, errante e fuggitivo; ora, fisso e riposato. Immagini triviali acquistano novitá, dal modo con cui sono aggruppate; cosí voi sentite quanta grazia è, in questi ravvicinamenti:
La fragranza del fiore,
E l’aura vespertina...
E nel ramo gemmato;
E nel vento sdegnato.
Quando l’autore si arresta su di una immagine, ne scopre le parti piú delicate; e mi basterá recare, ad esempio, quel raggio di sole mattutino, che, «tra fronda e fronda» si fa via alla capanna. Certo, nessuno s’ingannerá: tutto questo è una bella imitazione, e niente altro: invano, vi cerchi la rozza schiettezza, l’ingenuo ed il quasi puerile dei poeti primitivi. Tant’arte, nella scelta e nei gruppi, tanta proporzione e misura; la maestá religiosa del principio ed il ritorno, nella fine, a quelle immagini religiose; quell’artificioso progresso dal generale al