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janin e la «mirra» i57

piú valore della parola. Spesso la parola nega e il gesto afferma; essendo i gesti atti involontarii, che denunziano inesorabilmente quello che abbiamo al di dentro anche a dispetto delle panie. Dapprima noi vediamo la nutrice, la madre, il padre, l’amante di Mirra inquieti del suo stato; Mirra esiste giá nelle loro panie e nella nostra immaginazione e non l’abbiamo ancor vista. Ci è innanzi in certo modo il ritratto prima che comparisca l’originale, ed il ritratto ce lo fa prima la nutrice e la madre, poi, l’amante ed il padre, sotto un aspetto diverso. Per uscire dal vago, il poeta ha colto due momenti altamente poetici: Mirra sola, nel silenzio della notte, abbandonata disperatamente al suo dolore, e Mirra in presenza dell’amante, trepida, pallida, gli occhi alla terra, impacciata ne’ gesti e nelle parole. Questo personaggio è cosí ben preparato, che quando comparisce in iscena tutti gli occhi si drizzano colá e si sta in una indicibile aspettazione. Che cosa fa Mirra? È lo stesso ritratto animato? una riproduzione? Vi sarebbe noja e languore. Ma la rapiditá è il maggior pregio d’Alfieri: ogni scena è un passo che fa l’azione. Mirra, stretta dall’amante a dirgli il vero, raccoglie tutte le sue forze a dissimulare il suo stato. Noi ci aspettiamo la Mirra che ci hanno ritratta; non è essa, se l’ascoltiamo, ma se la guardiamo, è pur dessa! Uditela: ella si scusa del suo dolore; ne assegna varie ragioni; si mostra pronta a compier le nozze. Ma non può padroneggiare i suoi gesti: e quando parla dello sposo da lei scelto, del suo «raro» sposo, vi è nella sua voce qualche cosa di gelido, nello sguardo qualche cosa d’incerto.

T’incresco, il veggo a espressi segni
dice mestamente Pereo. Quando, portata dal discorso, giunge a qualche cosa che tocchi la sua passione, non può vincersi, la sua immaginazione la soverchia e turbasi visibilmente. Le escono parole equivoche, in apparenza naturalissime, come il suo dolore di dover, maritandosi, abbandonare i genitori:
Non li vedrai mai più!...
Abbandonarli... e morir... di dolore;