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veuillot e la «mirra» i0i

con l’etá gli cresce la bile. Altero ancora del suo trionfo, e cercando nuovi nemici e nuovi allori, o volere o destino o fortuna o le gambe, fatto sta che una sera si trovò in teatro. Fu una mala sera per lui. Pensate un po’. Si recitava la Mirra d’Alfieri. Un soggetto pagano! riflette Veuillot. «Quelle manie de suivre les païens!» E che orrore di soggetto! La Fedra di Racine! Passi. «C’est une hardiesse.» Ma la Mirra! «C’est une témérité. Quelle infamie! Quelle brutalité! On est assommé! On est revolté!» Ma ohimè! le sue riflessioni sono interrotte da un fragoroso batter di mano. L’ingrato pubblico gli si ribella. Veuillot si sdegna, ed il pubblico si diverte ed applaude. Applaudire Alfieri, batter le mani alla Mirra! Veuillot scoppia. «On a perdu le sens du beau. Le beau, c’est le laid... L’absence du respect... envers Dieu, envers soi même, envers les autres..., détruit le sens du beau. Le sens du beau n’est plus qu’une sorte de phénomène au fond de quelques âmes.» Uscito di lá tutto collera, Veuillot sfoga la sua stizza in un articolo. Egli se la prende col pubblico, con Alfieri, con Mirra, con la Ristori, e, presa una volta la carriera, non si arresta lá. Eccolo addosso a Racine; poi dá una botta ad Ovidio, ed un colpo di sbieco ad Euripide; finalmente, sdegnando questa bassa terra, s’innalza fino al cielo, e muove guerra a Venere ed a Diana. È un articolo-poema. Da Venere si viene giú giú, passando per Euripide, Ovidio, Racine e Alfieri, fino alla Ristori, fino al pubblico corrotto di oggi. Tutto questo mondo va in polvere al comando di Veuillot; ciascuno di questi personaggi va in fumo ad ogni colpo della sua penna. E non crediate giá ch’io esageri. Veuillot non si prende il fastidio di disputare, di ragionare. Lascia questi procedimenti a’ pedanti. Un par suo pronunzia ex tripode, da papa; vede il vero e si degna comunicarlo a noi mortali: ecco tutto.

Mai in vita sua non gli è avvenuto di fermarsi e domandarsi: — adagio! fosse questa una bestialitá?— Tutto quello che gli esce dalla penna è un domma, un articolo di fede. È vero, ch’egli confessa di essere «un juge tres inexperimenté et tres incompétent de l’art dramatique». Ma che importa? La sua ignoranza non l’impedisce di dar giudizio di Alfieri. Aveva udito qualche