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98 | saggi critici |
. . . . . . . . E di singhiozzi Che tali a cor di reo non uscir mai, Sonava il loco; e di pietá dipinto N’era ogni volto. Solamente in moto Di Nemesi sdegnata il simulacro Parea dall’arco dell’augusta sala Coll’ira fulminar del sopracciglio Le desolate ed esclamar: — Son mie. — |
Qui nessuna ostentazione o affettazione; non allegorie, non astrazione. Gli angeli che si velano la fronte, Nemesi che guarda sdegnosa i rei, accrescono le proporzioni del naturale senza esagerarlo, e le parole di Satana alle Grazie sono un modello di semplicitá in versi perfettissimi. Aggiungerò un ultimo esempio.I tre giusti si avviano pe’ campi a commettere l’assassinio.
. . . . . . . La Notte aperse Sulla Cittá straniera il suo cilestro Manto di stelle. Per le verdi pioppe, Che ombreggiavano l’acqua, i rosignuoli Bisbigliavan d’amor; le lucciolette Ardean dentro le siepi, e uscfa per l’aure Il molle odor del mandorlo fiorito. Sui misfatti terrestri e sul tuo capo Quanta pace, o Satán! |
La descrizione è fatta con molta freschezza e semplicitá, e nell’ultimo tratto, che ti rivela un contrasto amarissimo fra quella natura e quegli uomini, e ti fa chinar pensoso il capo, ci è una temperanza da maestro; è una bellezza di prim’ordine, da gran poeta. Le stesse immagini ritornano con la stessa felicitá, compiuto l’assassinio.
. . . . . . Ite cantando, Rosignuoli de’ boschi; ite pe’ rami Lucciolette volanti, e tu, fiorito Mandorlo, olezza: ch’è felice in terra Chi ignora il tutto. |