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92 primo corso tenuto a torino: lez. xiv


si perde nel corpo. Dottissimo come egli era nella scienza de’ suoi tempi, egli chiese alla scienza la legge di questa successione: ed invece di ispirarsi alla poesia ci diede una teoria scientifica de’ delitti e delle pene secondo la filosofia e la teologia, Aristotile e S. Tommaso. Due difetti nascono da questa situazione: uno per la forma, e l’altro per la cosa in se stessa. Una volta fondato l’edificio poetico sopra una teoria scientifica, egli dovrá interrompere l’azione per venire fuori con elementi didattici: dovrá darci una spiegazione scientifica di quella legge morale: esporci il perché ad un tale delitto è dovuta una tale pena. Quanto dispiace il vedersi interrompere l’interesse che giá cresce: il vedere discendere Farinata dall’alto piedistallo dove è collocato dal poeta per dargli spiegazioni sulla natura della loro pena! Questo inconveniente si fa ancora piú sensibile quando il poeta Virgilio, chiamato dottore per bocca di Francesca da Rimini, alza per cosí dire cattedra di filosofia e di morale. Difetto ancora piú grave è quello che riguarda la cosa in se stessa, l’essenza stessa della situazione. Egli accade spesso che la teoria scientifica dá un interesse morale che non è d’accordo con l’interesse poetico. Spesso un delitto gravissimo dal lato morale desta un interesse grandissimo per la poesia: od al contrario. Vedete i poltroni che sotto il punto di vista morale sono trattati benignamente: dinanzi alla poesia sono crudelmente trattati piú che l’ultimo peccatore. Questa contraddizione non può a meno di turbare la poesia. E tuttavia è interessante di vedere un uomo alle prese con una falsa situazione, specialmente quando ne esce vincitore. In che modo cerca Dante di emendare questo doppio difetto nella forma e nella cosa? Quanto alla forma egli ebbe il buon senso di raccogliere tutta la teoria scientifica in un canto solo, per non essere costretto ad interrompere lo spettacolo, o, come egli dice «la vista».

                                         Figliuol mio, dentro da cotesti sassi,
Cominciò poi a dir, son tre cerchietti,
Di grado in grado, come quei che lassi.