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46 | primo corso tenuto a torino: lez. vii |
questo — , voi distruggete la mia illusione, mi togliete al mio esaltamento poetico e mi gittate in uno stato prosaico. Di questi concetti che restano fuori della favola non porta il pregio che si ragioni piú oltre: il concetto è sparito e la favola è rimasta; ed essa basta a sé sola. Ben vogliamo intrattenerci intorno a ciò che si chiama allegoria generale del poema, come quella che penetra nella essenza stessa della poesia.
L’uomo traviato dal senso può solo con la guida della ragione e con l’aiuto della Grazia ammendarsi e salvarsi: ecco il succo dell’allegoria dantesca, il senso astratto della Divina Commedia nella sua forma piú generale. In questo concetto ci ha due punti estremi, e si va dall’uno all’altro, dal sensibile al razionale, dal terreno al divino, dalle false immagini di bene, dall’apparenza al vero bene, alla sostanza.
E volse i passi suoi per via non vera, Immagini di ben seguendo false. Che nulla promission rendono intera. |
Nel giro della realtá il mondo de’sensi è la terra, sottoposta all’accidente ed alle passioni; il mondo dello spirito, razionale, etico, o morale che vogliam dirlo, è l’altro mondo, il mondo immutabile della veritá e della giustizia. La poesia comincia dal punto che il poeta traviato in mezzo alle vanitá, alle superbie, alle ambizioni terrene, e disperando di uscirne salvo, vede innanzi a sé dispiegarsi l’altro mondo, il mondo dello spirito, interpretatogli dalla Ragione e dalla Fede.
. . . . . . Tutti argomenti Alla salute sua eran giá corti, Fuor che mostrarli le perdute genti. |
In questa situazione lo stato di traviamento, lo stato terreno è un passato, un antecedente, il presupposto, di cui il poeta ci dá una magnifica rappresentazione allegorica, non potendo farne una descrizione diretta senza aggiungere un poema ad un poema.