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448 nota


P. 350, r. 2i. Dopo: «sopravvive» seguiva, poi fu cancellato: «Ma il tempo con una mano distrugge, con l’altra crea: questo l’assiduo lavoro delle umane generazioni».

Ivi, r. 23: «i grandi individui, storici, poetici»; Croce: «i grandi individui, storici e poetici»; r. 28: «da’posteri»; Croce: «dai posteri»; r. 34: «dottrinarii»; Croce: «dottrinari».

P. 35i, r. 4: «di un ordine»; Croce: «di ordine»; r. 17-18: «nella macerazione del corpo, digiuni, cilicii»; Croce:» nella macerazione del corpo, con digiuni, cilici».

P. 352. Il Croce (Pagine sparse citt., p. 32) omise questo brano fino a p. 352, r. 20: «cioè il semplice esemplare».

P. 354, rr. 20-23. In luogo di queste righe prima il De Sanctis aveva scritto: «La forma tipica è un cotal po’ artificiale e fredda, perché la persona è una mera copia, un prestanome, ed il lettore passa immediatamente all’esemplare cui corrisponde: il che scema l’interesse e scopre l’artificio».

Ivi, r. 3i: «non puoi neppure piú dire»; Croce: «e non puoi piú neppure dire».

P. 355, r. 4: «che è a dire come»; Croce: «che è a dir come»; r. 8: «e rimane»; Croce: «rimane»; r. 26: «nella generalitá»; Croce: «della generalitá».

P. 356, r. 2: «eppur questo»; Croce: «eppure questo»; r. 3: il brano da: «Il permanente si scioglie» (p. 353, r. 23) fino a: «poesia monumentale», come notò il Croce (op. cit., p. 34), è, con qualche variante, ripetizione del brano riportato nella Critica dell’estetica hegeliana, p. 34i, rr. 23-25, e p. 342, rr. i-4.

P. 364, r. 27, p. 364, r. 33 e p. 366, rr. i e 3. Nell’ed. Laurini (pp. i9, 22, 24) costantemente si legge: «Guido» in luogo di: «Cavalcante».

P. 366, r. i2. Lezione esatta: «è bassa voglia» {Inf., XXX, i48).

P. 374, rr. 4-9. Nell’ed. Laurini (p. 37) le due terzine (Purg., XVIII, 28-33) sono invertite.

P. 377, r. 6. Lezione esatta: «che qui è l’uom felice» {Purg., XXX, 75 ).

Ivi, r. i9. Lezione esatta: «i trassi all’erba» {Purg., XXX, 77).

P. 379, r. 3. Nell’ed. Laurini (p. 44), per evidente errore tipografico, si legge: «contenute».

P. 382, r. 34. Lezione esatta: «Tosto ch’io uscii fuor» {Purg., I, i7).