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nota 437


l’espressione e del pensiero dantesco a proposito dei «versi strani».

Ivi, r. 24. È la canzone che Dante commenta nel II trattato del Convivio.

P. 39, r. i4. Nella copia Laurini erroneamente è detto: «la Fisica e la Matematica». Manca poi: «alla nona la Scienza morale» (Convivio, II, cap. XIV).

Ivi, r. 28. Nel testo dantesco, invece di: «molte giá furono che non saranno», si legge: «che ancor saranno» (op. cit., cap. XIV).

Ivi, r. 35. Invece di: «la lettera» il testo dantesco dice: «della lettera» (op. cit., ivi).

P. 40, r. i6. È il commiato della canzone giá citata.

Ivi, rr. 25-26. Il testo dantesco è parafrasato; quello integro suona cosí: «Se per ventura incontra che tu vadi lá dove persone siano, che dubitare ti paiano nella tua ragione» (op. cit., cap. XII).

Ivi, r. 3i. Invece di: «alla sua bellezza» il testo dantesco porta: «la sua bellezza» (op. cit., ivi).

Ivi, rr. 32-34. Invece di: «pertiene alla Grammatica» il testo dantesco ha: «appartiene alli grammatici», e cosí subito dopo sempre: «appartiene», e invece di: «alla Musica»: «ai musici».

P. 43, r. 2. Nella copia Laurini: «e sotto la penna gli esce una poesia». Ho corretto «poesia» in «persona».


Lez. VIII. — A cominciare dal capoverso (p. 5i): «Ne’ nostri giovani anni sentiamo tutti confusamente agitarsi dentro di noi» modificato in: «Chiamo poeta colui che sente confusamente agitarsi dentro di sé», tranne lievi mutazioni di forma e pochissimi periodi tralasciati, la lezione è uguale al saggio: Carattere di Dante e sua utopia {Saggi critici citt., II, pp. i0i sgg.) fino alle parole: «popule mi, quid feci tibi?» I periodi omessi nel saggio sono in questo volume a:

P. 5i, dalla r. 28 fino alla r. 6 della p. 52; p. 52, dalla r. 8 alla r. i4; ivi, rr. i9-22 fino a: «ed è ragione perché»; ivi, rr. 30-36, da: «cosí piena di Beatrice» fino a: «ne’suoi imitatori»; p. 54, rr. 34-35; P, 55. rr. 4-5, da: «né ci ha latebra» fino a: «penetrato».

P. 58, r. 2i, Il Laurini dopo la fine di questa lezione, nella copia che ne fece, aveva scritto, andando daccapo: «Prenderemo ad esempio Beatrice»; ma dopo cancellò.