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l’ultima parte che si legge nel saggio famoso1. Nella lezione su Belacqua, che vide la luce nella Critica del Croce2, oltre a mutamenti di forme lessicali e di espressioni, fuse il principio della XXX («Il Purgatorio è poco letto e meno studiato» ecc.) fino alle parole: «obblio dell’anima nella cosa, in che è posta la cima e la perfezione dell’arte», con la XXXI, a cominciare dal periodo: «Nell’Inferno la carne è il sostanziale» sino alla fine, eccettuato l’ultimo periodo. Noi ci siamo attenuti ai manoscritti, lá dove ci hanno soccorso.

Seconda questione: — Il De Sanctis dettava al Diomede Marvasi, o ad altri, integralmente le lezioni, dopo di averle pronunziate, servendosi degli appunti raccolti da qualche uditore, oppure dettava dei riassunti? Per qualcuna, data la sua brevitá, non può escludersi questa seconda ipotesi, e nemmeno che ne modificasse il contenuto, tralasciando argomenti, toccati nella foga del discorso e che avrebbe svolti successivamente. Sembra confermare questa supposizione il confronto tra le due lezioni che riportiamo in appendice, togliendole dalle carte della Bibl. Naz. di Napoli XVI. C. 49, e la II e la XII del nostro testo.

Nella lezione in appendice Dell’unitá dei due mondi nella Divina Commedia, a parte che la forma è spesso trascurata (certo per difetto del raccoglitore, e non del De Sanctis, che fu, come è noto, uno degli oratori «di maggior sicurezza di parola e maggior luciditá di espressione»3), si esamina la situazione, nella quale i due mondi, l’ultraterreno e il terreno sono fusi; nella II del nostro testo si critica invece la forma secondo la scuola antica e la moderna, si stabilisce il principio che ogni argomento ha in se stesso le sue leggi organiche, il suo concetto, e infine si illustrano i due mondi posti di fronte. Il grande critico terminava domandandosi: — Si trovano essi «l’uno accanto all’altro inconfusi, o il poeta ha saputo fonderli ed immedesimarli?» — In quella era giá risoluta la questione, che in questa è semplicemente proposta e che viene sviluppata in parte nella III e in parte nella

IV lezione.



  1. La lezione, che nel ms. termina col periodo: «Dante è l’eco dolorosa dell’inferno» ecc., nella copia del Laurini continua come nel saggio: «Tutta questa concezione è cosí viva e costante» ecc. (Saggi critici citt., II, p. 255).
  2. Vol.. X. (i9i2), fasc. IV, pp. (3i2-i5).
  3. G. Sforza, Commemorazione di A. D’Ancona negli Atti della R. Accademia di scienze di Torino, seconda serie, Torino, Bocca, LXV, i9i6, p. 37.