Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
402 | appendice |
didattica, quanto è stato parco nel rimanente. La scienza non è opposta al paradiso, ma parte sostanziale di esso, non essendo altro che una delle facce di Dio, il «Vero, in che si queta ogn’intelletto.»
La beatitudine è nella contemplazione di Dio; e Dio è parola di veritá, il sostanziale emancipato dal fenomeno, la ragione pura dalle illusioni e dagli affetti terreni. Il pensiero, che spesso nelle due prime cantiche è nascosto sotto il velo dell’allegoria, qui si rivela nella sua nuda veritá, e raggia di sua propria luce. Nelle parole de’ Beati è una parte negativa, nella quale si contrappone l’essere all’apparenza, riprendendosi forte la presunzione de’ mortali cosí corriva a sentenziare e leggera a credere.
E questo ti fia sempre piombo a’ piedi. Per farti muover lento, com’uom lasso, Ed al sí ed al no, che tu non vedi: Ché quegli è tra gli stolti bene abbasso. Che senza distinzione afferma o niega, Cosi nell’un come nell’altro passo; Perch’egli incontra che piú volte piega L’opinion corrente in falsa parte, E poi l’affetto l’intelletto lega. Vie piú che indarno da riva si parte. Perché non torna tal qual ei si muove. Chi pesca per lo vero, e non ha l’arte. Non sien le genti ancor troppo sicure A giudicar, si come quei che stima Le biade in campo pria che sien mature: Ch’io ho veduto tutto ’l verno prima Il prun mostrarsi rigido e feroce. Poscia portar la rosa in su la cima; E legno vidi giá dritto e veloce Correr lo mar per tutto suo cammino Perire alfine all’entrar della foce. Non creda monna Berta e ser Martino, Per vedere un furare, altro offerére. Vedergli dentro al consiglio divino; Ché quel può surgere, e quel può cadere. |