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380 appendice


                                    Cosi al viso mio s’affissar quelle
Anime fortunate tutte quante,
Quasi obbliando d’ire a farsi belle.
     Io vidi una di lor traggersi avante,
Per abbracciarmi con si grande affetto,
Che mosse me a far lo somigliante.
     Oh ombre vane, fuor che nell’aspetto!
Tre volte dietro a lei le mani avvinsi,
E tante mi tornai con esse al petto.
     

Nell’incontro di Stazio e di Virgilio il riconoscimento è condotto con molta arte e la riverenza di Stazio espressa con molta veritá in uno di quei movimenti súbiti ed inconsapevoli, che contraddicono all’intelletto; né trasanderò la stupenda creazione del Sordello, il quale dalla maestá e dal riposo della sua prima attitudine prorompe con tanta naturalezza in un impeto di sublime affetto. Con manifesta compiacenza l’autore ha introdotti nel purgatorio di assai poeti ed artisti, Casella, Sordello, Buonagiunta da Lucca, Stazio, Oderisi, Guido Guinicelli, Arnaldo Daniello, e con esso loro s’intrattiene in nobili e cari ragionamenti, talora intorno all’arte. Ma nelle figure individuali è debole personalitá e povera esplicazione di affetto e di carattere; vi ha bellezza, ma insieme l’immobilitá della calma. Al che suppliscono in parte alcune digressioni politiche scintillanti di bellezze ed uniche tra noi per veemenza e calore di affetto, benché altre sieno un cotal poco aride e troppo spicciolate nel minuto della realtá; la quale, scompagnata dall’ideale, ha la vita labile dell’accidente. Ma la parte politica, mentre per un lato cresce varietá e vivacitá al disegno, non vale punto a turbare nel generale quello stato di calma aspirazione alle cose celesti, in cui sono le anime. Di che è manifestazione il canto, contrapposto a’ feroci lamenti de’ dannati; e giá fin nel principio il canto amoroso di Casella è quasi preludio alle sacre melodie, onde risuona la montagna.

                                    Ed io: Se nuova legge non ti toglie
Memoria, od uso all’amoroso canto,
Che mi solea quetar tutte mie voglie,