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esposizione critica della divina commedia 37i


sentazione, nella quale ciascun tratto è un pensiero sublime individuato in una immagine sublime: esempio rimasto immortale di come la scienza possa diventare poesia. Dante è la stessa voce del lettore, il grido del suo cuore commosso, le sue impressioni giá prevenute e rappresentate ora nella violenza delle apostrofi, ora nell’impeto eloquente dell’azione. Cosi noi lo vediamo venir meno di pietá ai casi di Paolo e di Francesca, raunare le frondi sparte per caritá del loco natio, rispondere acceso di santa ira a Filippo Argenti, tempestare sopra Genova e Pisa, severo con Niccolò III, duro con Frate Alberigo.

Tale è l’ordito di questo lavoro in ogni sua parte finito, nel quale un’idea onnipresente penetra e vivifica il tutto: maraviglioso per fantasie nuove ed ardite, per un’infinita varietá di situazioni nella severa unitá del disegno, per grandezza di passioni e di caratteri, per la proprietá ed individualitá delle forme, per l’evidenza della rappresentazione ed il calore dell’affetto.

Il Purgatorio.


Il purgatorio sta tra l’inferno e il paradiso, essendo il pentimento la via per la quale dal male si passa al bene: stato di mezzo, in cui l’inferno ricomparisce come una rimembranza, il paradiso traluce come una aspirazione. La ricordanza de’ godimenti terreni è accompagnata dalla coscienza della loro vanitá: onde il pentimento e l’espiazione. Le anime, ergendo il desiderio al vero Bene, soffrono, pregano e sperano, insino a che, mondate e rifatte, bevono in Lete l’oblio del passato e nel fiume Eunoè la fermezza del proposito, pure e disposte a salire alle stelle. Rimembranza, pentimento, aspirazione sono i tre momenti del concetto, che anima ed informa la seconda cantica.

Il passato è nudo della sua vita reale: la vampa delle passioni, i dolori, le ire, le disperazioni, che rendono sf poetico e popolare l’inferno, non possono, né debbono avervi piú luogo. Nell’inferno il poeta ha potuto dare alla passione una piena