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estetica dello schopenhauer 353


Nella forma didascalica ed allegorica il pensiero sta fuori dell’immagine, espresso o sottinteso che sia. Ma il pensiero è come la farfalla. Allettato dallo splendore dell’immagine, gira e gira, finisce col cadervi entro. In questo misterioso connubio muoiono entrambi. L’immagine muore come figura; il pensiero muore come figurato. Muoiono, perché sentono giá in sé le condizioni di una nuova esistenza; il loro morire è il loro nascere. L’immagine diventa idolo, il pensiero diventa ideale, e nella gloriosa metempsicosi nasce la poesia, nasce la persona poetica. L’idolo è l’immagine, che ha ricevuto il pensiero nel suo grembo; l’ideale è il pensiero vivente, fatto anima; la persona è la creatura libera, che ha in se stessa il suo significato. Qui le forme didascalica ed allegorica sono distrutte, e la loro morte è la nascita della poesia. Il popolo greco che ebbe un senso cosí squisito del bello espresse con vivaci fantasie il passaggio da quelle forme imperfette all’arte, dalla sfinge alla coscienza, dal quantitativo al qualitativo. Il pensiero è Pigmalione che nel delirio del desiderio sente la fredda pietra scaldarsi tra le sue braccia ed acquistar moto e senso; è il raggio di sole che anima la statua di Mennone e ne trae suoni melodiosi.

Il mondo dantesco nasce, quando la filosofia diviene creatrice, quando il pensiero, che come figurato è un sottinteso ed un di fuori, cala nella figura e diviene il suo significato e, se posso dir cosí, il suo cervello. L’allegoria muore e la poesia nasce. L’idea sta nell’immagine, come il genere sta nell’individuo. Ora si può dire che comincia la creazione: poiché per rispetto alla poesia tradurre la realtá in concetti è il distruggere, e tradurre i concetti in realtá è il creare. Abbiamo però fin qui un semplice avviamento alla vita, una semplice base. Dico che quando l’idea è fuori dell’oggetto, o non ci è punto vita, o ci è una vita artificiale e subbiettiva. Quando l’idea penetra nell’oggetto, abbiamo giá la condizione della vita, il dato, il supposto. Pure se il genere vi rimane come genere, la vita si arresta nel punto stesso che incomincia, e la condizione che deve produrla rimane come colpita da sterilitá, appunto perché in luogo di rimanere una semplice condizione, si vuol trasformare in

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De Sanctis, Dante.