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estetica hegeliana 35i


anche in quell’indirizzo ci può esser poesia. Il poeta può rappresentare l’individuo in tutt’i momenti dell’esistenza, sino al punto che quello annienti in se stesso la sua personalitá, si senta e operi come organo o istrumento o parte di un ordine generale di cose, e tagli da sé tutto l’altro che non si accorda con quello. Fin lá può andare la poesia, fino anche all’individuo conscio di sua essenza ed operante secondo quella, ma non oltre. Pure in questo indirizzo è quasi impossibile contenersi, e dall’individuo conscio si passa all’individuazione, all’individuo allegorico, all’individuo esempio, all’individuo occasione, insino a che dopo di aver profanato in tutte le guise l’individuo, l’idea fa la faccia dura e si presenta lei in persona. Questo succede nella poesia odierna; questo succedeva a’ tempi di Dante. Una stessa causa produsse gli stessi effetti.

Lo spiritualismo cristiano non solo scisse l’anima dal corpo, ma la pose di rincontro a quello come nemica. La perfezione e la santitá della vita fu posta nella macerazione del corpo, digiuni, cilicii, astinenze, considerato non come compagno dell’anima, ma come sua prigione, come ostacolo. Onde nella poetica la figura è un velo, l’individuo un’allegoria, e l’essenziale è nell’idea. L’altro mondo è giá questo nostro mondo spiritualizzato; ma Dante non se ne contentò, e giungendo alle ultime conseguenze del sistema, varcò anche l’altro mondo, e si trovò nel regno della pura scienza. Cosi il centro di gravitá, l’interesse del lavoro non è piú nell’altro mondo, ma nella filosofia morale.