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estetica hegeliana 343

tutto solo indietro sino all’idea. In questo cammino da gambero non ci è più l’oggetto, non ci è piú il poeta, non ci è piú la poesia: il poeta ti presenta Ifigenia nel fiore della giovanezza e della beltá; il critico fa una corsa indietro, e giunge sino all’alvo materno. Varo, rendimi le mie legioni! Critico, rendimi la mia Ifigenia! Egli è vero che il critico dopo di aver passeggiato a bell’agio nel mondo della sua idea, ritorna presso al poeta e gli rende Ifigenia. Ma quale gliela rende! non è piú quella; è una Ifigenia veduta attraverso l’idea e giudicata e condannata in nome dell’idea. — Caro Euripide, la tua Ifigenia non rassomiglia all’idea. — Non vi comprendo. — Me l’attendevo. Come poeta greco, non conosci l’idea; ma la c’è. La tua idea è il trionfo della civiltá sulla barbarie. Non farmi gli occhioni. Senza saperlo, tu hai rappresentata una magnifica idea. (E qui il critico ti sciorina un elogio metafisico-morale-politico-storico dell’idea). Me ne rallegro vivamente: una magnifica idea! Ma, caro Euripide, come ti è venuto il grillo di far dire una bugia a questa tua Ifigenia? Una rappresentante della civiltá non dee dir bugie; e Goethe ha ben fatto a correggerti.

Il poeta, secondo questa critica, in luogo di abbandonarsi alla contemplazione della natura, l’eterno libro della vita, guarda l’oggetto con occhio filosofico, e comincia col domandarsi: qual è l’idea, di cui questo oggetto dee essere manifestazione? Allora il permanente si stacca dall’oggetto e gli si presenta come idea; l’oggetto nella sua integritá è scomparso, è ito a confondersi nel mare dell’essere, nella generalitá della sua idea. Avendo ora il poeta innanzi non piú l’oggetto, ma l’idea, a questa s’attiene e l’esamina, la determina, ne fa il letto di Procuste, e ci accomoda a viva forza l’oggetto, aggiungendo e tagliando. In quest’oggetto artificiale, dove tutto è predeterminato, come in un orologio, hai mutilazione ed esagerazione. Quello che ne è risecato e che il costruttore chiama l’accidente, l’indifferente, il repugnante, solo perché si trova fuori della sua idea, è pur quello in cui i caratteri ideali hanno il calore e la veritá della vita. E come l’idea non si trova mai tutta intera in nessun individuo, ed il poeta vuol pure porvela tutta, insieme con