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cato nella scuola. Il contenuto, il significato interiore, l’idea, il concetto, ecco la calamita del critico hegeliano. In teoria ti parla di unitá organica; ma nel fatto, sente una tentazione irresistibile a staccare dalla forma il contenuto e dal contenuto l’idea. Il problema per lui è di cercare innanzi tutto l’idea, e poi di paragonare con quella la forma: ci è un prima ed un poi. Trovata l’idea, te la considera nella sua generalitá, e poiché, come generale, non ha ancora qualitá estetiche, ma solo intellettuali e morali, discorre del suo significato, della sua importanza morale e sociale, e fa dipendere dal valore di quella il valore della poesia. Cosi sono nate le distinzioni di poesie pagane, cristiane, cavalleresche, ecc., nelle quali la differenza ed il valore dell’idea e perciò della materia o contenuto costituisce la differenza ed il valore della poesia. Cosi sono nate le innumerabili dissertazioni sul contenuto astratto de’ grandi lavori poetici. Questo indirizzo è visibile ne’ comentatori tedeschi della Divina Commedia, intesi principalmente ad esporre ed a dissertare sul contenuto ed a pescare le idee nelle allegorie. È vero che i critici aggiungono sempre, che tutto questo è una finzione; che nella poesia il contenuto e la forma sono una cosa; che il poeta opera in un modo e il critico in un altro; che il critico dee scindere quello che nel poeta è uno. Qui ci è anche la veritá, ma secondo il solito alterata, una mezza veritá. Il critico può e dee scindere ciò che si trova nell’oggetto poetico; ora in questo non si trova certo l’idea nella sua generalitá, e correre sino qui ò un mettersi al di lá dell’oggetto poetico, un vederci quello che non ci è. Il critico vede nell’Ifigenia il trionfo della civiltá sulla barbarie, e celebra la grandezza e l’importanza di questa idea. Il poeta ci ha veduto solo quello che ha rappresentato. Ha veduto una donna, sacerdotessa insieme e sorella, ed ha rappresentato i sentimenti che nascono da questa collisione. Certo ciascun fatto particolare ha un valore generale, e si può dalla vista di una cipolla salire fino all’idea cosmica, si può da Ifigenia correre sino al trionfo della civiltá. Ma questo è un prendere l’oggetto nel punto che si presenta al poeta, ed invece di accompagnare il poeta nella formazione di quello, mettersi a camminare