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III

DAI RIASSUNTI DELLE LEZIONI TENUTE A ZURIGO

L’INFERNO

Lezione I - IL BRUTTO


In Dante e Beatrice vi ho mostrato lo stesso concetto che è in tutta la Divina Commedia. Il quale vi sta non come in una allegoria, separato dalla forma, ma quasi anima del mondo, forza viva, al di sotto della superficie, che muove tutto ciò che si vede al disopra. Epperò questo concetto ci accompagnerá dal primo infino all’ultimo canto del poema.

Vi sono de’ concetti di una grande ricchezza, che contengono dentro di sé tutto un mondo reale, il quale vi sta come involuto, insino a che l’uomo di genio col suo sguardo non lo ingravidi, per dir cosí, e non lo faccia partorire: Dante ne ha tratto fuori la Divina Commedia. Questo concetto contiene in sé tre momenti, la carne, lo spirito ed il passaggio dall’una all’altro, l’inferno, il purgatorio ed il paradiso.

L’inferno è il regno della carne o della materia. Questa formola comprende tutta la vita ne’ suoi diversi indirizzi, cosí come è stata compresa da Dante: scienza, religione, morale, politica, arte. E perciò l’inferno è ad un tempo il regno del falso o dell’errore (scienza), del male o delle passioni (morale), dell’anarchia o del disordine (politica), del brutto (arte). L’essere che comprende tutto questo è Lucifero, negazione di Dio.

Se l’inferno è il regno del brutto, e se l’arte è la manifestazione del bello, in che modo l’inferno può essere materia di poesia? O in termini piú generali il brutto può entrare nell’arte?