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il paradiso 309

creatrice; l’immaginazione è componitrice, ed ha del meccanico, onde tutte le forme dell’immaginazione sono state potute raccogliere da’ retori sotto nomi di tropi e di figure. In questo campo la forma non s’immedesima col pensiero, ma rimane fuori di esso come semplice ornamento, quindi il fondamento de’ tropi e delle figure è una doppia idea, l’una espressa l’altra sottintesa, l’una fuori dell’altra, come si può vedere nella sineddoche, nella metafora, nel paragone, nell’antitesi, nella personificazione ecc. In questa poesia di secondo ordine Dante è eccellente. Le sue intelligenze non sono un prodotto della fantasia, come i suoi demòni,’ e la sua Fortuna; esistono di nome; sono i beati motori, la mente profonda che volge l’astro e gli dá la sua immagine. Se dunque non vi è qui fantasia, vi [è] almeno immaginazione, essendo le sue rappresentazioni scintillanti di immagini e di paragoni. Cosi la natura è paragonata ad un suggello che imprime la sua figura sulla cera né mai compiutamente,

                                    Similemente operando all’artista,
Che ha l’abito dell’arte e man che trema.
     

Al contrario nella creazione degli angioli forma e materia si congiunsero perfettamente uscendo nel medesimo tempo.

                                         Forma e materia congiunte e purette
Uscirò ad atto che non avea fallo,
Come d’arco tricorde tre saette.
     

Dio nell’atto che crea gli angeli è espresso in questo bellissimo verso:

                                    Si aperse in nuovi amor, l’eterno amore.      

La luce gioiosa degli astri è paragonata allo scintillare della pupilla umana:

                                         Per la lieta natura onde deriva
La virtú mista per lo corpo luce
Come letizia per pupilla viva.