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300 dai riassunti delle lezioni a zurigo

Lezione IX

[La passione di patria: Cacciaguida (c. XV).]


Dal sole sede de’ sapienti passando a Marte sede de’ militanti, incontriamo Cacciaguida trisavolo del poeta, e dalla rappresentazione dell’umanitá in generale la poesia s’interna nelle vivaci passioni di patria e di famiglia. Dal capo della croce per la stessa lista radiale, una gemma senza lasciare il suo nastro trascorre a piè della croce, ed esclama in un barbaro latino, come si parlava a’ suoi tempi:

                                         O sanguis meus, o superinfusa
Grafia Dei, sicut tibi cui
Bis unquam coeli ianua reclusa?
     

Lo stupore di Dante cresce, veggendo una piú splendida trasformazione di Beatrice. L’ardenza dell’affetto toglie che Cacciaguida si possa dapprima esprimere in linguaggio terreno. Brilla e non è veduto; parla e non è inteso; vi è il misterioso e l’incomprensibile della poesia del paradiso. Ma quando Cacciaguida si umanizza, piú s’impregna di passioni terrene, e piú diviene drammatico. Cominciano sfoghi reciproci di affetto:

                                         E quando l’arco dell’ardente affetto
Fu si sfogato che il parlar discese
In ver lo segno del nostro intelletto;
     La prima cosa che per me s’intese,
«Benedetto sii tu», fu, «trino ed uno,
Che nel mio seme sei tanto cortese.»
     E seguitò: «Grato e lontan digiuno
[Tratto leggendo nel magno volume
U’ non si muta mai bianco né bruno]
     Soluto hai, figlio, dentro a questo lume
In ch’io ti parlo, mercé di colei
Che all’alto volo ti vesti le piume».