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IL PARADISO

Lezione I

[Il concetto e il problema del paradiso.]


Il Paradiso è poco letto e poco gustato; il che ben si attendeva il suo autore. Non di meno ha avuto i suoi appassionati, come il Balbo, Schlosser, Lamennais ecc.: e prima noi possiamo intorno a questo lavoro citare lo stesso giudizio dell’autore nella sua lettera a Can Grande della Scala. Ivi secondo il barbaro metodo di quel tempo esamina il contenuto materiale e lo divide in parti. Val a dire la sua critica si arresta su ciò che vi è di esterno, accessorio, accidentale, e non guarda alla parte intima e sostanziale del suo lavoro. Che nel Paradiso ci siano digressioni, argomenti, definizioni ecc., che ci sia l’«agens», il «finis» ecc., tutto questo si trova ne’ piú mediocri lavori, e non è qui la grandezza del Paradiso. Noi seguendo le nostre impressioni, ed abbandonando sistemi e concetti astratti, vogliamo formarci un’idea di questo mondo.

Due cose ci colpiscono a prima giunta. Noi sentiamo che è un mondo nuovo, lirico, musicale, un altro genere di poesia, che quello dell ’Inferno e del Purgatorio. E fin dalle prime pagine veggiamo un entusiasmo che mai non abbandona il giá vecchio poeta. Aveva di poco lasciati gli studi dell’universitá di Parigi; la scienza è per lui ciò che vi è di piú alto, e quindi il suo paradiso ciò che vi è di piú sublime. Sentite in lui l’orgoglio di un