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il purgatorio 27i


sua predilezione per l’imperatore. In questa opinione vi è una parte giá morta con le condizioni che la videro nascere, ed un’altra stabile perché radicata in fatti permanenti, l’unitá italiana. Questi diversi sentimenti voi li trovate con piú o meno di vigore in tutta la Divina Commedia. Qui traboccano fuori con impeto; e perciò lo stile annunzia fin dalle prime parole una selvaggia energia. Le parole sono comprensive ricche di idee accessorie, che ti si affollano innanzi. Tale è il verso:

                                    Non donna di provincie ma bordello.      

Quanta dolcezza in quelle «sol per lo dolce suon della sua terra»; e come lo stile cambia di un tratto, mettendo dinnanzi immagini per loro natura tenere e qui lugubri e strazianti: «di quei che un muro ed una fossa serra». Si rivolge ad Alberto, gittando indietro ogni riguardo, parlandogli sul viso a tu e tu «tu e tuo padre», come uomo fremente di collera. Vi è bene qualche particolare che rimane troppo crudo, come:

                                    E vedrai Santafior com’è sicura;      

ma la maggior parte sono sfolgoranti d’immagini, come lá dove parla di Roma e nei versi rimasi celebri:
                                                   ... Ed un Marcel diventa
Ogni villan che parteggiando viene.
     

Questo tuono d’indignazione si cambia ad un tratto in un tuono beffardo ed ironico, segno di estremo disprezzo per la plebe, che allora governava Firenze. E tira cosí insino a che giugne a un punto che non potendo piú contenere la collera compressa, si sveste della maschera dell’ironia, rinfaccia con veemenzaalla plebe la sua incostanza. L’ultima immagine, cosí nuova e nella sua semplicitá tanto vera, suggella degnamente questa poesia.