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256 secondo corso tenuto a torino: lez. xi


potentissima ad esprimere la parte interiore della vita, i sentimenti e i pensieri. Ma ella non ha la stessa efficacia a rappresentare lo spazio; e qui trova formidabili concorrenti nelle arti plastiche, che in questo la vincono a gran pezza. Se io vo’ spiegarvi la positura di monti, di fiumi, di regioni, di cittá, per quanto la mia parola sia chiara e voi vi sforziate a tenermi dietro, non sará mai vero ch’io faccia impressione sulla vostra fantasia, né che voi vi figuriate quello che espongo, se non pongo mano ad una carta geografica, se la parola non domanda aiuto alla figura e al colore. E cosí accanto alle descrizioni de’ romanzieri si pongono le figure, non certo a spiegare i caratteri e i sentimenti, ma il di fuori de’ personaggi; non rappresentano ciò che è movimento e successione, ma ciò che rimane immobile nello spazio. Il che spiega perché il dramma piú che ogni altro genere poetico ha efficacia sulla fantasia; perché ivi la parte figurativa, il luogo dell’azione, non è descritto con le parole, ma è lasciato alle arti plastiche ed agli attori; ed alla parola rimane quello in che è regina, l’espressione de’ sentimenti. Ciò posto, che cosa fará il poeta che voglia rappresentare un lavoro scultorio? Riprodurrá la figura e le attitudini? Ma a questo la parola è insufficiente; perché la figura ti offre uno spazio contemporaneo alla vista; e la parola è successiva e ti presenta le cose l’una appresso l’altra: la parola disgrega quello che nello spazio è congiunto. Che cosa fará dunque il poeta? Non può, non dee riprodurre il corpo, ma impossessarsi di quel lavoro e farlo suo e trasformarlo in poesia: l’oggetto che lo scultore vede come scultore, egli dee vederlo come poeta: lo scultore rappresenta il corpo per farci indovinar l’anima; egli rappresenta l’anima per farci indovinare il corpo. Rappresenta l’anima, cioè a dire supplisce, compie il lavoro dello scultore, dá alla statua quello che non può lo scarpello, le dá il movimento e la successione, le aggiunge il sentimento e il pensiero. Per lasciarci indovinare il corpo, non riproduce la figura in tutti i suoi accidenti, ma sceglie alcun tratto piú direttamente congiunto con l’anima, dal quale si possa argomentare il rimanente del corpo scultorio: o piú tosto, il corpo che arguisce il lettore non