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Lezione XI (XXXIII)

[VARIA FORMA POETICA DEGLI ESEMPI DI VIRTÙ
NEL PURGATORIO]


Le anime per disawezzarsi dalle abitudini terrene si sforzano a prendere nuovi abiti, ricordando le colpe o contemplandole intagliate. E poiché le colpe non sono piú il soggetto che le fa e le pensa, ma un oggetto estrinseco alle anime, la poesia si fa descrittiva. E vedemmo come da una semplice enunciazione il poeta si è levato fino alla ricchezza della descrizione nella visione estatica e nel sogno. Queste abitudini sono ordinate a fortificare nelle anime il santo orrore del male, perché elle se ne tengano lontane. Ma il tenersi lontano dal male è virtú negativa: la virtú non è posta in non far male, ma in far bene. E però come le anime ricordano e contemplano le colpe per astenersi dal male, cosí ricordano e contemplano le virtú per sforzarsi di salire al bene, perché nella loro coscienza entri il paradiso, che non è astinenza ma opera, ed è conceduto non agli esseri negativi, ma agli uomini virtuosi, cioè operosi fattivi. Cosí nel girone de’ golosi le anime si affollano intorno a un albero di odorifere poma, di su dal quale sentono suonare una voce, che ricorda loro le lodi della temperanza. Cosi nel girone de’ superbi s’incontrano intagli finissimi, dove le anime veggono esempli d’umiltá. Veggono Maria all’annunzio dell’angelo prostendersi ed umiliarsi dicendo: «Ecce ancilla Dei». Veggono Davide trescare discinto innanzi all’arca del Signore. Veggono Traiano in tutta la pompa della sua imperiai maestá porgere orecchio a’ richiami d’una