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esempio di peccato | 247 |
enunciazione. Vediamo ora in che modo il poeta lavori questa
forma, dove non è ancora orma di descrizioni. Il primo modo è
quando il fatto esprime il peccato, e lo stile esprime l’impressione:
Noi ripetiam Pigmalione [allotta. Cui traditore e ladro e patricida Fece la voglia sua dell’oro ghiotta.] |
Qui il fatto in se stesso esprime il peccato dell’avarizia che le anime ricordano in Pigmalione; ma il colorito lo stile le idee accessorie esprimono l’indegnazione delle «anime. In quel verso:
Cui traditore e ladro e patricida |
avete quasi un crescendo, un aumento di orrore, che va di conserva con que’ delitti accumulati da quelle «e» gli uni sugli altri. In quello:
La voglia sua dell’oro ghiotta |
sentite l’«auri sacra fames» di Virgilio. Modo di poesia perfettissimo, come quello che conserva alla descrizione la sua unitá, senza scinderla in due parti, qua descrizione e lá impressione; modo di cui tanti esempii troviamo presso gli antichi, massime presso Omero, e scarsissimi presso i moderni, ne’ quali per lo piú l’impressione pretenziosa si va spiccando dalla descrizione. Ma questo modo ancorché perfettissimo, qui è insufficiente, perché qui il principale non è la descrizione. Credete voi che le anime stieno in purgatorio per far da paesisti e da ritrattisti, fermar lo sguardo sopra il peccato e guardarlo a lor bell’agio per farcene una descrizione? La descrizione non è il principale; ma l’impressione delle anime, che dee manifestare il loro pentimento e la loro purificazione. Quindi l’impressione non può rimanere semplice stile, ma si spicca dal fondo e si pone come idea principale dirimpetto al suo opposto: onde nasce l’antitesi, il fatto e l’impressione l’uno di contro all’altra; il peccato quale fu