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Lezione VII (XXIX)

[IL CANTO DI UGOLINO]


Scendendo nel pozzo de’ traditori, troviamo un altro mondo. Dalla violenza delle passioni siamo caduti in fino all’uomo bestia, a Vanni Fucci; qui scendiamo fino all’uomo ghiaccio, all’uomo pietra. L’inferno a quest’ultimo punto mi apparisce come un solo individuo malvagio, prima agitato e consumato da passioni, che poi si trasformano in movimenti meccanici, che nella vituperosa canizie si trasformano anch’essi in desiderii impotenti. È la storia del male, che soffia nell’anima una tempesta di passioni, le quali a lungo andare diventano vizii ed abitudini, insino a che l’anima logorata istupidisce e rimbambisce. E come l’umanitá nel suo corso ideale va dall’inferno al paradiso, dal male al bene, l’inferno, che è il regno del male, il trionfo della carne, è nel suo corso regressivo l’umanitá a rovescio, la storia del mondo capovolto, e in questo cammino a ritroso, cominciando da noi e spingendo lo sguardo indietro indietro, andiamo a riuscire alle epoche primitive, nelle quali il terrestre sopravanza lo spirito. Momento storico che gli antichi rappresentarono nella lotta de’ giganti, figli della terra, contro Giove, natura celeste, di forza fisica inferiore, che vince col fulmine i giganti:

                                                                                 cui Giove
Minaccia ancor dal cielo, quando tuona.