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poesia, scienza ed eloquenza 2ii


si mira nello specchio e si analizza; un guerriero invalido che scrive le sue memorie; una poesia fatta critica e commentaria. E vi son tempi, ne’ quali la scienza si trasforma in eloquenza ed il filosofo diviene oratore, quando le idee lungamente elaborate scendono nella immaginazione e nel cuore, e fervono nelle moltitudini come istinti confusi, che sotto la potente parola dell’oratore germogliano e fruttificano. L’oratore sotto questo aspetto è anche egli un artista che crea e non crea giá fantasmi; ti crea un uditorio a sua somiglianza: la sua anima e le sue passioni diventano anima e passioni di quello. Il filosofo ha per materia le idee; l’oratore ha per materia il pubblico che egli lavora e trasforma, come lo scultore fa il marmo. Il filosofo dee cercare, spiegare idee; l’oratore dee averle cercate; ed il problema filosofico è il dato, il supposto del suo, che è, date le idee, trovar modo di travasarle negli altri. Quindi la differenza tra dissertazione e orazione. La dissertazione ha per fondo un pensiero che si sviluppa da sé, e se chi scrive è un pedante, questo sviluppo sará un proporre e dimostrare e connettere e dividere e tirar conseguenze, che egli chiamerá ordine, come se la logica fosse un’aritmetica, e le idee fossero numeri che si possano a talento addizionare, moltiplicare e dividere. E se chi scrive è un uomo d’ingegno, la sua idea, minima che ella sia, sará un piccolo mondo con in sé le sue leggi di ordine e di esplicazione, una delle facce del mondo che giri lentamente intorno a se stesso, sicché senza cessar mai di vederla tutta, tu ne vegga piú specialmente questa e quella parte. L’orazione ha per fondo non un pensiero che si sviluppi logicamente, ma quale si trova nell’uditorio come istinto inavvertito e confuso, mescolato con tutti gli accidenti della vita, annebbiato da passioni e pregiudizii, il quale fecondato dall’oratore dee farsi strada attraverso a quelle passioni, e salire a dignitá di convinzione, ed acquistar coscienza di sé, divenire anch’egli a sua volta una passione, una passione trionfatrice, che possedendo l’anima scoppii a quando a quando in quei: — Bravo! è vero, è vero! si, si! — che quando non sono artificiali e teatrali, ma spontanei, sono lo stesso nuovo «me», che l’oratore ha creato in voi, e che impaziente di