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stile, ne’ quali la parola non è se non quello che dee essere, traduzione del pensiero. E poiché la parola non significa nulla, il pensiero vi si manifesta in tutte le sue forme: come pensiero sentimento e immagine, come poesia scienza ed eloquenza. Indi la confusione, tanto piú da cansare, in quanto oggi ignoranti imitatori di grandi maestri sogliono farvi un guazzabuglio di cose sotto il nome di sintesi o di apologia. Guardando all’esterno, alcuni posero una differenza nello stesso istrumento, immaginando una non so qual lingua filosofica, oratoria, o poetica. Certo il periodo numeroso, oratorio, è distinto dall’andamento logico del discorso, e nella poesia la parola è canto e melodia; ma queste differenze estrinseche sono effetti e non cagioni, e suppongono una differenza piú alta nella natura stessa del pensiero. Dice Pascal che l’uomo è piú grande dell’universo; perché anche quando l’universo l’uccide, l’uomo sa di morire, e l’universo non sa quello che fa: e questo sapere è la scienza. Chi guarda l’universo con l’occhio della mente, vi troverá al disotto «l’Amor che move il sole e le altre stelle», le forze interiori che lo animano e lo movono. E in questa seconda vista è posta la scienza, nel cogliere le idee non astratte dal mondo ma nel mondo; nel coglierle quando voi le potete guardare in movimento ed azione; nell’apprendere questo mutabile mondo come una logica vivente, un sillogismo in azione, che il mondo ignora, e che voi cogliete semplice spettatore. Vi son casi ne’ quali l’eloquenza è assorbita dalla scienza, come ne’ discorsi accademici o inaugurali, i quali son falsi perché il fondo rimane un pensiero sviluppato logicamente, a cui si appiccano certi fiori rettorici tradizionali, ornamenti estrinseci al pensiero, che congiunti con la cantilena anche tradizionale dell’oratore fanno ridere quando non fanno dormire. E vi son tempi ne’ quali parimente l’eloquenza è assorbita dalla scienza. Quando un popolo, esauste le idee che lo appassionavano, sente come una stanchezza ed un bisogno di riposo, succede un lavoro di riflessione. Il popolo si ripiega in se stesso, ed in luogo di fare spiega quello che ha fatto: non è Mirabeau che soffia nella tempesta: è Guizot che la spiega: è il dottrinarismo moderno, una libertá fanciulla, che