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l’estremo de’ mali spunta il bene, e dall’errore sospinto alle sue ultime conseguenze rampolla il vero? — Vi sono de’ mali su’ quali si scherza, e quando producono inattese catastrofi, le nazioni rinsaviscono e diventano serie; egli è dalla estrema corruzione sociale che scoppiò la rivoluzione francese; è nell’estremo della servitú, che i popoli escono dalla loro indolenza e si svegliano liberi. È in noi un senso intimo, il senso estetico e morale, che giace quieto e sopito nello stato di prosa: in molti non si sveglia giammai: vivono e muoiono prosa. Negli altri si sveglia a rari intervalli, ancor ne’ poeti: non sempre si scrive l’Aminta, talora si scrive Le sette giornate del mondo creato. Che cosa ha virtú di svegliarlo? Lo spettacolo di una straordinaria bellezza, lo spettacolo di una straordinaria bruttezza. La bellezza noi la vagheggiamo e la idealizziamo; vagheggiata si chiama Fornarina, idealizzala si chiama Madonna. La bruttezza, se ella non esce da’ confini dell’ordinario, non ci toglie alla nostra indifferenza; ci si parla tuttodí di furti assassinii e bassezze, materia di conversazione; noi le congiungiamo sbadigliando con il solito: — Come state? — e: — Che bel tempo fa oggi! — La bruttezza, perché faccia impressione, dee essere straordinaria; dee sfidarci, provocarci, dee porsi come contraddizione dirimpetto al nostro intimo senso: il sentimento del bello è suscitato al di dentro dal vedersi al di fuori cosí audacemente negato e contraddetto. Innanzi alla bellezza l’artista vagheggia ed idoleggia; innanzi alla bruttezza reagisce e guerreggia: lá si manifesta come inno; qui si manifesta come satira. E qual è la forma che qui dee sostituirsi alla caricatura e all’ironia divenute impossibili? È il sarcasmo non nel suo senso volgare di motto o frizzo amaro. Il sarcasmo è una forma dell’arte come la caricatura è l’ironia; una forma dell’arte in cui si riuniscono e muoiono le altre forme comiche; una forma dell’arte che distrugge e crea. Il sarcasmo nella sua indignazione ti fa bene una caricatura, ma il momento appresso la guasta e la calpesta; ti fa bene una ironia, ma il momento appresso col suo riso amaro la uccide e la gitta nel fango. Il sarcasmo a poco a poco consuma se stesso. Se egli non sa spiccare l’occhio da quella per-