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i96 secondo corso tenuto a torino: lez. iv


è l’impressione che produce questo difetto? È il riso; noi ritorniamo nel comico. E perché fa ridere un uomo che cerca di nascondere il suo difetto? Perché non sa nasconderlo bene, perché di sotto alla bravura ci lascia intravedere il poltrone, e moveci il riso il contrasto istantaneo che ci lampeggia dinanzi tra quello che egli vuol apparire e quello che egli discopre: di sotto al pavone scopriamo la cornacchia. E qual è la sua forma artistica? Come sogliamo noi rendere ridicolo il difetto? Qui l’uomo altro pare ed altro è, e noi scegliamo una forma falsa che altro dica ed altro intenda. Fingiamo di crederlo e di secondarlo; accettiamo la forma che egli si dá; ma in luogo d’idealizzarla come si fa del vero, noi la carichiamo ancora di piú; la forma corrispondente alla realtá è modesta; noi ne facciamo una forma pretenziosa, ambiziosa: egli si dá del dotto e noi lo chiamiamo un «Platone»; egli si dá del bravo e noi lo chiamiamo un «Orlando». E siccome colui che fa il bravo sa di essere un poltrone, e noi lo sappiamo con lui; le parole sono accompagnate da un ammiccar d’occhi ch’esprime scambievole intelligenza, da un tuono di voce caricato, da un cotal riso falso, che vuol dire: — Io ti conosco malerba. — La forma dunque non è qui la caricatura ma l’ironia, la rappresentazione ironica. L’ironia è giá un secondo stadio nella storia dell’arte, il riflesso che succede allo spontaneo, l’immagine sottilizzata nel sentimento: perché nell’ironia l’immagine è una semplice apparenza, ed il sostanziale non è in quello che si esprime, ma in quello che è sottinteso. L’ironia è una forma delicata e gentile, perché l’uomo ironico alla vista del difetto che altri cerca di mascherare, non si lascia prender dall’ira, non strappa dal viso la maschera, anzi se la mette egli stesso e serba una compostezza ed una pulitezza, equivoca ne’ movimenti e ne’ gesti. L’ironia è rara perciò ne’ tempi barbari e nelle poesie primitive ed è propria de’ tempi civili essenzialmente ironici: ne’ quali è permesso di sbudellarsi, ma con tutte le regole; ne’ quali è permesso di odiare e di essere odiato, di farsi una guerra sorda d’intrighi e di calunnie, ma salutando, porgendo la mano e domandando: — Come state? — ; ne’ quali si tollera piú volentieri la cattiva