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vanni fucci e il «diavolo loico» i95


tenzione è la stessa, ma gli uomini sono diversi; perché da’ violenti noi siamo caduti in Malebolge; perché Capaneo è un eroe; e Vanni Fucci è plebe, è ladro. Bene egli ha l’intenzione di ergersi sino a Dio; ma vi sono uomini che non possono levarsi fino al sublime, e che ancora che ci si pongano di rincontro e ci sfidino, non possono alzarsi fino al nostro livello, non ci possono offendere: Capaneo è della taglia di Giove; Vanni Fucci rimane un facchino che ti fa una smorfia, e che tu prenderesti a calci se non temessi di sporcarti gli stivali.

Maestro Adamo e Vanni Fucci sono a’ due estremi della scala del vizio; nel mezzo vi è il difetto più conveniente all’uomo, il difetto con la coscienza e con la vergogna. L’uomo che ha coscienza del suo difetto, ne sente vergogna, e cerca di nasconderlo, e per occultarlo sceglie la forma opposta al difetto, l’apparenza contraria a quel che egli è; il poltrone fa il bravo, ed il Voltaire, che uccellava alle sostanze di uno zio prete, faceva in sua presenza il divoto. E come è questa una forma di accatto, che non ben si attaglia alla sua persona, che egli non può portare con disinvoltura e naturalmente, la esagera, la carica, ne fa ostentazione; e l’esagerazione e l’ostentazione scopre il difetto. Se voi vedete uno spaccamonti, un tagliacantoni col perpetuo ritornello del «lasci fare a me, e dirò e farò», voi dite subito: — Costui è un poltrone, è un mangiatedeschi. — Se voi vedete un uomo che si circonda di livree e di carrozze, e si compiace di essere salutato non col suo nome e cognome, ma col suo titolo, voi dite: — Costui è un marchese o un cavaliere dell’altro ieri. — Se voi vedete un uomo incedere maestosamente, petto in fuori, testa in aria, quasi riceva allora l’ispirazione dal cielo, quasi disdegni questa bassa terra, voi dite: — Costui è uno sciocco che vuol farla da grand’uomo. — E voi chiamate un dappoco quel maestro che per tema d’avvilirsi non dice mai: — Le mie lezioni — ma: — Le mie conferenze — , e non dice mai: — La mia scuola — ma: — Il mio trattenimento accademico — e non si fa chiamare mai maestro, ma professore: simile a quel macellaio, che domandato da me una volta che cosa facesse, rispose: — Io sono un negoziante in carne. — Qual