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fiammati, alle malinconiche selve, succedono quanti strazii di carne umana vi mostra un campo di battaglia, quante schifose malattie trovate in uno spedale. Vedete l’uomo. La faccia umana finora è rimasa inviolata; innanzi alla nostra fantasia la passione invermiglia il volto di Francesca, e la grandezza dell’anima si rivela nell’uomo che si leva diritto dalla cintola in su. Qui la faccia umana sparisce: sono caricature e sconciature di corpi. Uomini imbucati, capo in giú, piedi in aria; volti travolti in sulle spalle, sí che il pianto scenda giú per le reni; visi, occhi e corpi imbaccuccati ed incappucciati; musi umani fuor della pegola a modo di ranocchi; corpi smozzicati e accismati, altri marciti e putridi, scabbiosi, tisici, idropici; si comincia con la frusta e si finisce con lo spedale. Quando ci si fa innanzi un uomo plebeo, nella cui stupida faccia sono impressi i suoi istinti bestiali, talora domandiamo a noi stessi: — È costui un uomo o una bestia? — Costoro non sono ancor bestie, e l’uomo giá muore in loro:

                                    Che non è nero ancora e ’l bianco muore.      

Sono figure miste in una faccia tra bestiale e umana; e la piú profonda concezione di Malebolge è la trasformazione dell’uomo in bestia e della bestia in uomo; e l’eroe di Malebolge è Vanni Fucci che non solo è bestia ma si sente bestia, e con la coscienza congiunge la sfacciatezza. Ma, mi direte, che cosa vi è dunque di serio e di grande in Malebolge?

Due sole cose, o signori, il fatto esterno ed una persona. Il fatto esterno è la colpa. Vi sono uomini vili, onde nascono grandi delitti. Vedete lá un popolo glorioso giá di libertá e di potenza, incurvo e carezzevole a chi lo calca; e rovine fumanti di sangue ed avvolte nelle fiamme: la vista di quel popolo è straziante, la vista di quell’incendio è sublime. Ma se volete che questo spettacolo rimanga sublime e pietoso, arrestatevi alla superficie; non mi domandate piú oltre. Perché, se io vi dicessi quanto piccolo è l’uomo, che sparse quel sangue e destò quelle fiamme; se io vi dicessi che quell’uomo è Nerone, la ver-

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De Sanctis, Dante.